Sono trascorsi due mesi dalla costituzione di Atlante, «fondo di investimento alternativo» volto a sostenere gli aumenti di capitale delle banche italiane in difficoltà facendosi carico della dismissione dei loro crediti deteriorati e acquistando le eventuali azioni che non riusciranno a collocare. La sua creazione – coordinata con il governo e i principali gruppi finanziari del paese – si è resa necessaria perché in Italia sono numerose le banche “sottocapitalizzate”, nonostante esistano regolamenti internazionali che stabiliscono quanto “capitale proprio” deve avere un banca rispetto al totale dei suoi impegni (in modo da garantirne la stabilità). In teoria, la soluzione sarebbe emettere nuove azioni sul mercato (“aumento di capitale”), ma nella realtà non sempre i mercati trovano allettante comprarle, soprattutto se le banche navigano in cattive acque. E qui interviene Atlante.
=> Atlante, fondo privato salva banche
Il fondo cerca anche di risolvere il problema dei crediti deteriorati, prestiti che le banche hanno difficoltà a riscuotere, in Italia quasi il 20% del totale per un valore di 350 miliardi di euro: 150 mld di crediti “meno” deteriorati e 200 mld di “sofferenze” vere e proprie, per fronteggiare le quali il sistema bancario ha messo da parte 120 mld. Al Fondo tocca dunque contribuire peri restanti 80 mld. Per agevolare questo “smaltimento”, il Governo ha creato un meccanismo assicurativo (GACS), una forma di garanzia pubblica sui crediti “meno deteriorati”. Le Banche potranno rivendere solo una parte dei crediti deteriorati, le cosiddette tranche “senior”, a un prezzo non troppo svantaggioso, mentre il Fondo Atlante potrà acquistare anche crediti con meno probabilità di recupero, le tranche “junior”.
=> CAGS: cartolarizzazione crediti in sofferenza
La prima crisi affronta è stato l’aumento di capitale della Banca Popolare Vicentina seguita a breve da Veneto Banca, con un plafond ancora da definire. Saranno i fondi residui adeguati rispetto al compito? Circa 2 miliardi su un totale di sofferenze di 80 miliardi. E già si parla di un fondo Atlante 2….
Un’impresa titanica
Se nella mitologia Atlante si ribellava agli Dei, nel mondo finanziario si ribella allo strapotere dei fondi “avvoltoio” esteri, che vorrebbero comprarsi le sofferenze delle banche italiane a prezzi stracciati, con una differenza sul prezzo di vendita di ben il 20%. In questo scenario, il Fondo cerca di offrire una risposta al “fallimento del mercato” italiano dei crediti – in cui le allocazioni delle risorse non sono efficienti – creando condizioni di equilibrio.
Di chi è la colpa di questo fallimento? Del collasso delle banche per la condotta dei loro vertici? Di chi ha collocato obbligazioni subordinate per mantenere il controllo della banca senza sostenere aumenti di capitale? Oppure, ancora, del contesto istituzionale del Paese?
E che dire dell’informativa sui “tassi di recupero”? Ridurre l’asimmetria informativa tra le banche cedenti e i potenziali acquirenti dei crediti deteriorati sulle stime di recupero significa disporre di previsioni pubbliche e puntuali dei tempi medi di escussione delle garanzie reali e personali e dei relativi tassi medi di recupero, ad esempio per le diverse piazze italiane (tribunali). E che dire della pluriennale lentezza delle procedure di recupero? L’accorciamento dei tempi medi di recupero con misure di snellimento delle procedure e di potenziamento delle strutture giudiziarie avrebbe come potenziale effetto la riduzione del gap di prezzo tra domanda e offerta.
Un altro fattore “istituzionale” che influisce sulla formazione dei prezzi è l’approccio al problema della stabilità finanziaria. In altre realtà le bad bank per il recupero dei crediti deteriorati vengono impostate a livello di sistema. Se al posto di tanti veicoli, uno per ogni banca cedente, vi fosse un’unica bad bank che mettesse in un unico pool i crediti deteriorati ceduti, si sfrutterebbero i benefici della diversificazione per ridurre i rischi dei finanziatori.
=> Garanzia sui crediti bancari senza bad bank
La missione di Atlante, gravata dal peso di un mondo di fallimenti “di mercato” e “istituzionali”, sarebbe meritoria se ristabilisse le condizioni per consentire al mercato di fare il proprio mestiere e sostituire le classi dirigenti compromesse. Ma è appunto un’impresa titanica, che dovrebbe poggiare su spalle più ampie, di respiro europeo.
Oltre Atlante
Così come Atlante venne raggirato da Ercole per i suoi scopi, illudendolo di poterlo sgravare del suo fardello, il Fondo Apollo – uno dei cosiddetti “avvoltoi” – offre prezzi da saldo per l’acquisto di sofferenze bancarie. Quanto c’è da fidarsi?
Per non cambiare analogia, Prometeo – fratello di Atlante – potrebbe allora meglio interpretare la sfida in atto. Promotore di una condizione umana culturale e perciò contrapposta a quella “naturale” di sudditanza rispetto all’Olimpo, Prometeo è il consigliere ricercato da uomini, eroi e divinità. Un Prometeo al fianco del gestore di Atlante potrebbe evitare entropie inutili, oltre il principio di quell’Aurea mediocritas tanto necessaria in un contesto così complesso. E ancor di più avremmo bisogno di un Prometeo a livello europeo.
Un Prometeo europeo
Per risolvere il problema dei crediti deteriorati che affligge le banche occorre una gestione europea. I costi sono ingenti per i singoli istituti e, data la concentrazione geografica, per diversi Paesi oltre al nostro. Atlante è necessario ma non sufficiente con le dotazioni attuali, poiché la leva pubblica nazionale non è consentita e le inefficienze che si imputano al “fallimento di mercato” si annidano anche in ambiti istituzionali. Agire a livello europeo richiederebbe un fondo finanziato con strumenti dell’Unione bancaria, come fatto da alcuni stati. Il fondo europeo avrebbe l’obiettivo di ricapitalizzare e governare il processo di razionalizzazione delle banche anche a livello continentale, mentre i crediti deteriorati dovrebbero essere ceduti a una bad bank per far sì che possano essere venduti su un mercato efficiente di dimensioni europee.
Fondi come Atlante a livello nazionale rischiano di allungare i tempi e di creare effetti di contagio sistemico. Un processo troppo lento per la messa in sicurezza di istituti sottocapitalizzati e per la gestione dei crediti deteriorati disincentiva nuovi prestiti erodendone la profittabilità.
Rimandare la soluzione del problema invece di affrontarlo da subito è quel che l’Europa ha fatto in tutte le occasioni dal 2008. C’è solo da sperare che Ercole, dopo aver incastrato Atlante, liberi dal suo un Prometeo moderno che, come nella mitologia, agisca da rappresentante degli uomini nei confronti di un Olimpo distante e indifferente alle sofferenze (bancarie e non) dei mortali. Più che una speranza, un’utopia mitologica.
_____________
*Analisi di Paolo Marizza, Innoventually Corporate Dev. Officer e Partner Financial Innovations