L’economia torna a crescere, pur timidamente, le imprese tornano a investire, ci sono segnali positivi sul mercato del lavoro, con riferimento all’occupazione, anche nel Mezzogiorno, e in definitiva «l’Italia ha le potenzialità per colmare il ritardo di crescita dell’ultimo ventennio», anche grazie alle «aziende che utilizzano nuove tecnologie, anche nei comparti tradizionali», e ai segnali di vitalità «visibili su tutto il territorio», che «riguardano sia la manifattura, con produzioni molto innovative e tecnologicamente avanzate, sia i servizi».
Le Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, contengono un messaggio di ottimismo basato in particolare sulla vitalità dell’imprenditoria italiana, senza però nascondere i punti critici che il sistema economico, per agganciare con sicurezza la ripresa, deve affrontare: in primis, l’Europa, che non è riuscita a dare risposte adeguate alla crisi del debito («innescata da debolezze di singoli paesi», ha poi «trovato alimento nell’incompletezza dell’Unione economica e monetaria»), e continua a manifestare una forte debolezza con politiche indirizzate «a ridurre i rischi propri di ciascuno stato o dei singoli intermediari bancari, anche prescindendo da possibili implicazioni sistemiche».
Una situazione che Visco definisce di «forte vulnerabilità», perché «vi è il pericolo non solo che le autorità nazionali ed europee non siano in grado di reagire adeguatamente a shock di ampia portata, ma che abbiamo anche difficoltà a evitare effetti di contagio originati da tensioni di carattere circoscritto». La soluzione sta nel completamente dell’unione bancaria ed economica. In secondo luogo, le banche, che sono a un punto di svolta: «le preoccupazioni sulla qualità degli attivi» vanno «prese in seria considerazione, senza sovrastimare l’entità del problema», i crediti deteriorati sono soprattutto il lascito della lunga crisi, mentre ora il quadro economico è cambiato. Fra gli sforzi che il sistema finanziario deve fare, un più intenso ricorso alle tecnologie, «a partire da un maggiore sviluppo della digitalizzazione»: l’Italia, in questo, non brilla, «è ancora al 23esimo posto in Europa nell’utilizzo dell’e-banking».
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A voler fare un’estrema sintesi della consueta relazione annuale del Governatore di Bankitalia, si potrebbe dire che l’Italia deve puntare sul ricco patrimonio rappresentato dalle imprese, pronte ad agganciare la ripresa, eliminando tutti gli ostacoli che ne frenano le strategie e proseguendo con politiche espansive, da perseguire attraverso le istituzioni e l’impegno di tutti gli attori del sistema paese, sistema finanziario compreso.
Il lungo passaggio dedicato all’Europa è importante perché indica, senza mezzi termini, la necessità di puntare con maggior forza sulla riforma della governance europea, e in generale di tornare ai valori fondanti dell’Unione Europea. A questo, Visco dedica la chiusura del discorso, riprendendo le parole del Manifesto di Ventotene (“Per un’Europa libera e unita”, scritto nel 1941 da Altieri Spinelli, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann, pubblicato nel 1944 da Eugenio Colorni): «serve un’unione che “spezzi decisamente le autarchie economiche”; un’unione che riparta dai valori fondamentali del progetto europeo: pace, libertà, uguaglianza, promozione del benessere».
Questa la cornice in cui Visco inserisce il passaggio dedicato all’impresa. C’è un quadro macroeconomico tornato positivo, pu lontano dai livelli pre crisi, con una ripresa «inizialmente concentrata nell‘industria manifatturiera» e poi «estesa ai servizi e, pur con qualche incertezza, al settore delle costruzioni». Motivi di ottimismo: si è riavviata l’accumulazione di capitale, con «un’ulteriore espansione dei piani di investimento» nell’industria manifatturiera e nei servizi, che riguarda anche le imprese industriali orientate al mercato interno. Gli incentivi fiscali introdotti alla fine del 2015, secondo Visco, porteranno a innalzare «l’investimento in capitale produttivo di 2,5 punti percentuali nel biennio 2016-2017». Migliorate le condizioni di accesso al credito, sia per le grandi imprese sia per le PMI. I segnali di miglioramento dell’economia «hanno cominciato a estendersi anche al Mezzogiorno».
La «domanda di lavoro è tornata a crescere a un ritmo superiore alle attese di un anno fa», soprattutto grazie agli sgravi contributivi, la ripresa dell’occupazione ha riguardato anche il Mezzogiorno, le ore lavorate sono aumentate anche nell’industria (dopo tre anni di contrazione), il tasso di disoccupazione dei giovani è sceso per la prima volta dal 2007. La disoccupazione resta comunque troppo alta, e fra gli elementi fondamentali su cui puntare per ridurla c’è la ripresa della domanda interna.
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Da segnalare, un vero e proprio elogio alle non poche aziende «che utilizzano nuove tecnologie, anche nei comparti tradizionali», e agli «andamenti positivi di molte imprese sui mercati internazionali», i quali segnalano che «l’Italia ha le potenzialità per colmare il ritardo di crescita dell’ultimo ventennio». Fra i punti critici del sistema imprenditoriale, l’alta incidenza di imprese di ridotta dimensione che faticano a espandersi e ad affrontare i mercati internazionali. La ricetta di Visco per lo sviluppo delle imprese: puntare sulle start up innovative, rimuovere gli ostacoli rappresentati da illegalità, inefficienza della pubblica amministrazione e della giustizia civile, incentivare innovazione e ricerca.
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