Una strategia di internazionalizzazione in Tunisia può rappresentare una vera opportunità per le aziende italiane: a giustificare una delocalizzazione in Tunisia basterebbe considerare la tassazione prevista per le aziende esportatrici ed il costo della manodopera praticamente irrisori. A questo si aggiungono la posizione geografica strategica – la vicinanza all’Italia rende agevole trasferire parti dell’attività, se non addirittura l’intera azienda – il basso costo delle utenze, il notevole abbattimento dei costi produttivi totali e le Zone di sviluppo regionale che permettono alle imprese di godere di facilitazioni e finanziamenti a fondo perduto.
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Secondo quanto emerge dalla scheda Paese di SACE, l’Italia risulta tra i principali investitori stranieri in Tunisia, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna. Nel Paese sono presenti circa 750 imprese italiane, attive soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento, alcuni gruppi industriali italiani sono presenti nel settore energetico, del trasporto, della metallurgia e delle costruzioni, ma i settori che sembrano più promettenti dal punto di vista delle opportunità di sviluppo sono quelli delle nuove tecnologie e delle telecomunicazioni.
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Nel 2015 le esportazioni italiane si sono ridotte del -7,8% rispetto al 2014, pur superando i 3 miliardi di euro: i settori principali dell’export italiano sono stati moda (19%), prodotti della raffinazione (16%), prodotti siderurgici (15%) e della meccanica strumentale (11%). Le importazioni dalla Tunisia sono invece aumentate del +4,4% e risultano costituite per lo più da prodotti tessili e alimentari.
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