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Stranieri in Italia, leva previdenziale e produttiva

di Anna Fabi

29 Novembre 2024 11:36

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Quasi 4 milioni di lavoratori stranieri in Italia: dati in crescita per settori come agricoltura, lavori domestici e manifattura ma con disparità retributive.

Il numero di cittadini stranieri in Italia ha superato i 4 milioni, di cui la maggior parte è rappresentata da lavoratori attivi (3,8 milioni), accanto a 319mila pensionati e 244mila i beneficiari di prestazioni di disoccupazione.

Lo rilevano gli ultimi dati dell’Osservatorio INPS, che confermano il ruolo chiave che gli stranieri rivestono nell’economia del Paese, contribuendo significativamente ai settori produttivi ma anche al sistema previdenziale italiano.

Il quadro complessivo degli stranieri in Italia

L’Osservatorio INPS offre una panoramica dettagliata della popolazione straniera presente nel paese, suddivisa per categoria di prestazione. I dati pubblicati forniscono infatti un quadro completo sulla distribuzione, le caratteristiche demografiche e le categorie professionali degli stranieri che operano in Italia.

Secondo i dati aggiornati al 2023, sono 4.384.044 i cittadini stranieri, comunitari e non, registrati nelle banche dati dell’INPS. Di questi, 3.820.718 sono lavoratori attivi, rappresentando l’87,2% del totale. Un altro 7,3% (319.456) è costituito da pensionati, mentre il 5,6% (243.870) percepisce prestazioni a sostegno del reddito, come disoccupazione o mobilità.

L’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente è pari al 7,4% a livello nazionale, con una distribuzione disomogenea nelle diverse aree geografiche del Paese.

Paesi di provenienza

Un aspetto interessante emerso dall’analisi riguarda la provenienza geografica degli stranieri. La maggior parte proviene da Paesi extra-comunitari, con circa il 73,9% (3,2 milioni di persone). Solo una parte più contenuta proviene dai Paesi dell’Unione Europea, con il 6,5% proveniente dai Paesi comunitari UE15 (circa 283 mila) e il 19,6% dagli altri Paesi dell’UE (859 mila).

Tra i Paesi non comunitari, i principali fornitori di manodopera sono la Romania (706 mila persone, pari al 16,1% degli stranieri in Italia), l’Albania (427 mila, 9,8%), il Marocco (342 mila, 7,8%) e la Cina (223 mila, 5,1%). Tra gli Stati membri dell’Unione Europea, la maggior parte proviene da Polonia, Bulgaria e altri Paesi dell’Est Europa. Ricapitolando, i principali Paesi di provenienza sono:

  • Romania: 706.000 persone (16,1% del totale)
  • Albania: 428.000 persone (9,8%)
  • Marocco: 342.000 persone (7,8%)
  • Cina: 223.000 persone (5,1%)
  • Ucraina: 217.000 persone (5%)

Le statistiche evidenziano anche una crescente presenza di lavoratori provenienti da Paesi come il Bangladesh, il Pakistan, l’India, e altri Paesi africani e asiatici.

Dislocazione in Italia

Le regioni con la maggiore concentrazione di lavoratori stranieri sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, grazie alla presenza di industrie e settori di servizi che richiedono manodopera. In particolare, il Nord Italia continua ad attrarre un numero consistente di lavoratori provenienti principalmente dai settori della meccanica, dell’edilizia e dei servizi.

Il 61,8% degli stranieri risiede o lavora nelle regioni settentrionali, mentre il 23,3% si trova al Centro e il 14,9% al Sud e nelle Isole.

La Liguria ha registrato un aumento dell’incidenza degli stranieri, raggiungendo il 9,9% dei residenti. Al contrario, nel Sud Italia, l’incidenza è più bassa, con regioni come la Sicilia e la Campania che vedono una percentuale di stranieri tra il 3% e il 5% della popolazione residente.

Differenze di genere e di età

Per quanto riguarda il genere, il 56,7% degli stranieri in Italia sono uomini, ma ci sono significative differenze tra le varie nazionalità. I Paesi con la percentuale più alta di uomini sono Pakistan (94,6%), Bangladesh (93,7%) ed Egitto (92%), mentre i Paesi con la percentuale più alta di donne sono Ucraina (20,8%), Moldova (33,3%) e Filippine (42,5%).

Analizzando la fascia di età, emerge che i lavoratori non comunitari sono generalmente più giovani rispetto ai comunitari. Infatti, quasi la metà (45,6%) dei non comunitari ha meno di 39 anni, contro il 31,3% dei comunitari. Il 43,3% dei non comunitari ha tra i 40 e i 59 anni, rispetto al 52,5% dei comunitari. Solo l’11,1% dei non comunitari ha più di 60 anni, contro il 16,2% dei comunitari.

Settori di impiego e retribuzioni

I settori in cui sono maggiormente impiegati gli stranieri includono i lavori manuali e i servizi. La maggior parte dei lavoratori stranieri (3,3 milioni) sono dipendenti nel settore privato, con una retribuzione media annua di circa 16.000 euro. Tra questi, 2,6 milioni lavorano in settori diversi dall’agricoltura e hanno una retribuzione media di circa 18.000 euro.

Altri 293.000 lavorano nell’agricoltura con una retribuzione media di circa 9.500 euro. Circa 492.000 lavorano come domestici con una retribuzione media di 9.300 euro.

Le retribuzioni mostrano una chiara disparità tra i settori: gli stranieri impiegati in settori non agricoli guadagnano più rispetto a quelli impiegati nell’agricoltura o come lavoratori domestici.

Settori di impiego e retribuzioni

Nel 2023, i settori in cui sono maggiormente impiegati gli stranieri sono l’agricoltura, i lavori domestici e i settori non agricoli. La maggior parte degli stranieri lavora come dipendente nel settore privato, con una retribuzione media annua di circa 16.000 euro. Nello specifico:

  • Settore non agricolo: 2,6 milioni di lavoratori (64,5% maschi) con una retribuzione media di circa 18.000 euro annui.
  • Settore agricolo: circa 293.000 lavoratori (74% maschi) con una retribuzione media annua di circa 9.500 euro.
  • Settore domestico: circa 492.000 lavoratori (11% maschi) con una retribuzione media annua di circa 9.300 euro.

Le disparità salariali tra i vari settori sono evidenti, con i lavoratori impiegati nei settori industriali e nei servizi non agricoli che percepiscono retribuzioni superiori rispetto a chi lavora nell’agricoltura o nei lavori domestici.

Impatto sul mercato del mercato del lavoro

I dati dell’INPS confermano il ruolo incisivo degli stranieri nel mercato del lavoro italiano, sia nei settori a bassa qualificazione che in quelli più tecnici e specializzati. Nonostante la difficoltà di accesso a posti di lavoro ben remunerati per molti stranieri, soprattutto nei settori più poveri come l’agricoltura e il lavoro domestico, la presenza di manodopera straniera contribuisce in modo significativo alla crescita economica del Paese.

Tuttavia, persistono delle disuguaglianze in termini di accesso ai diritti e alle opportunità economiche. Le retribuzioni più basse, come quelle percepite dai lavoratori agricoli e domestici, continuano a essere un tema centrale per le politiche di integrazione e di sviluppo delle politiche occupazionali per i migranti.