Imprese insolventi: ancora due anni di crisi per l’Italia

di Anna Fabi

22 Ottobre 2024 09:07

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Sale il rischio d'insolvenza delle imprese, in Italia peggio che altrove: i fallimenti si concentrano nei settori Commercio, Edilizia e Manifattura.

Cresce il rischio di insolvenza delle imprese: Allianz Trade ritiene che quest’anno i fallimenti aumenteranno dell’11%, con una stima più elevata rispetto a quella fornita a febbraio e dovuta all’aumento del rischio globale.

In questo scenario, l’Italia non rappresenta un’eccezione, con il numero delle insolvenze attese per fine 2024 in crescita del 22%.

Imprese italiane: aumento insolvenze a doppia cifra

Nel 2024, i settori maggiormente coinvolti dal rischio di default in Italia sono il Commercio (che rappresenta il 24% del risultato da inizio anno ad agosto 2024), l’Edilizia (18%), il Manifatturiero (17%) e l’Hospitality (10%). Confermando il trend 2023, comunque, anche nell’anno corrente sono tutti i settori principali (tranne quello immobiliare) a contribuire all’aumento del rischio di default.

I livelli stimati per fine anno restano ad ogni modo inferiori rispetto a quelli pre-pandemia (-17% a fine 2024), anche se il contesto giuridico creato dal Codice della crisi e dell’insolvenza, con la nuova procedura stragiudiziale, sta di fatto limitando il numero ufficiale di insolvenze.

Nel nostro Paese non si prevede un’inversione di tendenza prima della fine del biennio, con i fallimenti che cresceranno del 4% l’anno prossimo e del 3% nel 2026. L’accelerazione della crescita economica prevista per il 2025 e il 2026, rispetto al 2024 non sarà infatti sufficiente a fermare la tendenza in atto, facendo attestare lestime a 9.700 casi di fallimento per il 2025 (+4%) e 10.000 per il 2026 (+3%).

Lo scenario internazionale

In generale, in Europa e  Nord America sono a rischio oltre 1,6 milioni di posti di lavoro, segnando il livello più alto degli ultimi dieci anni. A livello mondiale il peggioramento riguarda il biennio 2024-2025 mentre per il 2026 si attende una sorta di stabilizzazione.

Per quanto riguarda le macro-aree economiche, negli Stati Uniti si stima un incremento delle insolvenze pari al 12% nel 2025, che poi diminuirà del 4% nel 2026. In Germania aumento del 4% l’anno prossimo seguito da una riduzione del 4% nel 2026. In Francia e nel Regno Unito -6% nel 2025 e poi un ridimensionamento della flessione rispettivamente a -3% e -4% nel 2026.

In Cina le aziende che chiudono perché non riescono a pagare i debiti sono poche, ma inizieranno ad aumentare del 5% e 6% nel 2025 e nel 2026, rispettivamente.

I trend sull’insolvenza

Secondo Aylin Somersan Coqui, CEO di Allianz Trade, «l’andamento altalenante delle insolvenze aziendali a livello mondiale è in parte dovuto alla domanda globale ancora debole, alla persistente incertezza geopolitica e alle condizioni di finanziamento non uniformi».

«Ma può essere spiegato anche con le insolvenze arretrate, in quanto le aziende non sono più protette dalle misure di sostegno introdotte durante la pandemia e la crisi energetica».

«Per questo motivo, i Paesi che rappresentano più della metà del PIL globale saranno interessati da aumenti delle insolvenze a doppia cifra nel 2024, e due terzi di essi potrebbero superare i numeri pre-pandemia già quest’anno. L’edilizia, il commercio al dettaglio e i servizi sono stati i settori più colpiti, sia in termini di frequenza che di severità».