L’inclusività al Governo porta ricchezza: il Nobel a chi lo ha spiegato

di Barbara Weisz

14 Ottobre 2024 14:18

logo PMI+ logo PMI+
Il Premio Nobel per l'Economia è andato a tre studiosi che hanno spiegato come ad istituzioni più inclusive corrispondano Paesi più prosperi.

Istituzioni strategiche nel determinare la prosperità economica degli Stati e ridurre le disuguaglianze fra paesi: per gli studi su questo argomento hanno ricevuto il premio Nobel per l’Economia Daron Acemoglu, Simon Johnson, e James A. Robinson, tre economisti europei che insegnano in università americane.

«Ridurre le grandi differenze di reddito tra i Paesi è una delle maggiori sfide del nostro tempo. I vincitori del premio hanno dimostrato quanto siano importanti le istituzioni sociali per raggiungere questo obiettivo» ha spiegato Jakob Svensson, presidente del comitato del premio economico.

L’inclusività porta alla prosperità

La motivazione ufficiale del Nobel conferito dall’Accademia reale svedese è legata alla materia oggetto degli studi dei tre economisti «su come si formano le istituzioni e influenzano la prosperità». Come sottolinea il comunicato stampa ufficiale a margine dell’assegnazione del riconoscimento:

I vincitori di quest’anno delle scienze economiche – Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson – hanno dimostrato l’importanza delle istituzioni sociali per la prosperità di un paese. Le società con uno Stato di diritto inadeguato e le istituzioni che sfruttano la popolazione non generano crescita né cambiano in meglio. La ricerca dei vincitori ci aiuta a capire perché.

I tre vincitori «hanno dimostrato che una spiegazione delle differenze di prosperità tra i paesi è il tipo di istituzioni sociali introdotte quando il paese fu colonizzato».

Nei paesi che erano poveri al momento della colonizzazione e nei quali sono state introdotte istituzioni inclusive, è stata prodotta una prosperità diffusa tra la popolazione. Viceversa, le ex colonie che un tempo erano ricche e hanno invece puntato sulla continuità del potere delle elite, si sono impoverite.

Alcuni paesi rimangono intrappolati in una situazione caratterizzata da istituzioni estrattive e da una bassa crescita economica. L’introduzione di istituzioni inclusive creerebbe benefici a lungo termine per tutti, ma le istituzioni estrattive forniscono vantaggi a breve termine per le persone al potere. Finché il sistema politico garantirà che manterranno il controllo, nessuno si fiderà delle loro promesse di future riforme economiche.

Secondo i vincitori del Nobel, questo è il vero motivo per cui non si verifica alcun miglioramento nelle economice caratterizzate da questo tipo di istituzioni poco inclusive.

Chi sono gli economisti vincitori del Nobel

Daron Acemoglu è nato in Turchia e insegna macroeconomia al MIT di Boston. Il suo lavoro accademico si concentra su economia politica, sviluppo economico, crescita economica, cambiamento tecnologico, disuguaglianza, economia del lavoro ed economia delle reti.

Simon Johnson è di nazionalità britannica, insegna anche lui al MIT, dove è a capo del Global Economics and Management Group della Sloan School of Management. E’ stato anche capo economista presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Con Acemoglu ha pubblicato il libro “Power and Progress: Our 1000-Year Struggle Over Technology and Prosperity”, sulla storia e gli aspetti economici delle principali trasformazioni tecnologiche e dell’intelligenza artificiale.

James A. Robinson, anch’egli inglese, è docente alla Harris School of Public Policy del’Università di Chicago, dove dirige il Pearson Institute for the Study and Resolution of Global Conflicts. La sua teoria sul perché alcuni paesi sono prosperati economicamente mentre altri sono caduti in povertà è esposta in un libro scritto insieme ad Acemoglu, dal titolo “Why Nations Fail: The Origins of Power, Prosperity, and Poverty”.