Mentre il governo prepara la Manovra 2025, le prime anticipazioni sull’allineamento delle accise per benzina e diesel prevoste nel PSB fanno già discutere. La revisione delle aliquote, a lungo evitato, sembra ora inevitabile, con potenziali aumenti sul carburante e impatto significativo per alcune categorie d’impresa e famiglie.
Le accise sui carburanti tornano dunque al centro della scena politica italiana, portando con sé una tempesta di opinioni e preoccupazioni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha recentemente presentato il Piano Strutturale di Bilancio (PSB) di medio termine 2025-2029, accennando a un “riallineamento” delle accise tra diesel e benzina, nell’ambito della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi.
La misura, che prevede un aumento dell’accisa sul gasolio e una riduzione su quella della benzina, comporterà una serie di effetti a catena su automobilisti, trasportatori e famiglie. Vediamo quali.
La posizione del Governo e i rischi per i consumatori
L’intervento di Giorgetti nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha chiarito che “il riallineamento è una scelta obbligata” e che verrà applicato con “gradualità” per limitare i contraccolpi sulle categorie professionali. Tuttavia, l’impatto sulle famiglie potrebbe essere ingente.
Ad oggi le accise sul diesel sono pari a 0,617 centesimi al litro e sulla benzina a 0,728 centesimi. L’idea sarebbe quella di arrivare ad un valore intermedio per entrambi i carburanti.
Le accise rappresentano un argomento spinoso per l’opinione pubblica, come evidenziato dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha ricordato le dichiarazioni passate di Giorgia Meloni contro il peso fiscale sui carburanti.
Mentre Giorgetti sottolinea la necessità di “prudenza e responsabilità” per mantenere la credibilità del Paese in Europa, il tema delle accise resta al centro di un dibattito acceso, tra necessità di sostenere la transizione energetica e difficoltà economiche diffuse.
Un rincaro che fa discutere: impatto economico e sociale
Assoutenti stima un aumento annuale di circa 233 euro per le famiglie, considerata la dipendenza del trasporto su gomma in Italia. Un rincaro che, stando a quanto riportato da Federconsumatori, colpirebbe non solo i possessori di veicoli diesel, ma anche i costi dei beni di largo consumo, spesso trasportati su strada.
Secondo le stime di Unem, le famiglie italiane dovrebbero affrontare un incremento di circa 13,5 centesimi al litro sul diesel, in caso di equiparazione all’accisa della benzina. Con 26 milioni di famiglie potenzialmente interessate, il peso complessivo si aggirerebbe intorno ai 2 miliardi di euro annui.
Autotrasportatori e piccole imprese: i più colpiti?
Il Minstro Giorgetti ha ricordato che il settore Autotrasporto esistono regole a parte. Per i camionisti esiste una disciplina ad hoc che comporterebbe il mantenimento delle accise per il diesel in misura pari a 0,617 centesimi al litro.
Nonostante le rassicurazioni governative, le associazioni degli autotrasportatori, come Unatras, esprimono forte preoccupazione. Secondo Paolo Uggè, presidente di Unatras, il riallineamento rischia di far lievitare i costi operativi, rendendo meno competitivi i trasportatori italiani rispetto agli altri Paesi europei.
In un momento di difficoltà economiche, i rappresentanti di categoria chiedono al Governo di evitare di “fare figli e figliastri”, penalizzando i piccoli trasportatori, che rappresentano metà del parco veicoli nazionale.
Cosa attendersi nel 2025
L’aumento delle accise potrebbe portare a una “stangata” per le famiglie italiane, mentre il governo si prepara ad affrontare le sfide fiscali imposte dall’Unione Europea.
In un contesto economico già complesso, il rischio è che le categorie più deboli e i piccoli trasportatori si trovino ulteriormente gravati.
Resta da vedere se e come l’Esecutivo riuscirà a trovare un equilibrio tra gli obblighi internazionali e la tutela degli interessi dei cittadini.