Il Governo italiano propone alla Commissione Europea una nuova strategia di politica industriale europea, con semplificazioni e sostegni per le PMI e una legge su misura (European Automotive Act) per anticipare la revisione del Regolamento sulle emissioni di Co2 al fine di rinviare lo stop ai motori endotermici previsto per il 2035.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha presentato queste richieste al Consiglio per Competitività dell’Unione Europea del 26 settembre.
Un Piano per l’industria europea: le proposte
In base alle ricostruzioni di stampa sul vertice, la posizione italiana sull’auto non sarebbe condivisa dai principali partner comunitari, come Francia, Germania e Spagna. Sembra ci sia un clima favorevole a ridiscutere il Regolamento sulla transizione all’auto elettrica l’anno prossimo, ma continuano ad esserci posizioni rigide sula scadenza del 2035 per le immatricolazioni di auto a benzina e diesel.
La proposta italiana per una nuova politica industriale europea, definita dal MIMIT in linea con le indicazioni del Rapporto Draghi, sarà formulata in un ‘non-paper’ con altri Paesi che ne condividono i contenuti.
Il Piano per l’Automotive proposto da Urso prevede, oltre a rivedere le scadenze della transizione verso l’auto elettrica, anche un fondo a sostegno della filiera e l’indipendenza di approvvigionamento su alcune componenti critiche come le batterie e le materie prime; un “Fondo per la Competitività” a supporto di tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto, ed infine nuove semplificazioni burocratiche per le imprese.
Le misure per le PMI
Urso ha espresso il consenso dell’Italia sul “non paper” promosso dall’Olanda per la semplificazione e la sburocratizzazione a favore delle PMI. In generale, le proposte relative alla sburocratizzazione si inseriscono in un capitolo dedicato a quello che viene definito miglioramento dell’ambiente imprenditoriale. Fra le proposte concrete:
- riduzione degli adempimenti normativi, con un taglio degli oneri legati al solo reporting superiore al 25% rispetto a quanto suggerito dalla Commissione Europea;
- attuazione dei principi del Pacchetto europeo per le PMI del 2023;
- promozione del marchio “Made in Europe”, per privilegiare i prodotti europei negli appalti e nei bandi pubblici, questione rilevante anche per il governo francese.
C’è poi la proposta di creare un nuovo strumento di politica industriale per rispondere alle esigenze delle PMI.
Il capitolo Automotive
Fra i capitoli più delicati c’è quello relativo all’Automotive, settore che in Europa sta vivendo una crisi forse senza precedenti. Vendite in forte calo da parte dei principali player, ristrutturazioni importanti con chiusure di stabilimenti, per esempio in Germania, e la concorrenza cinese che guadagna velocemente quote di mercato.
L’Italia è a favore di una proroga dello stop alla vendita di auto a motore endotermico in Europa prevista a partire dal 2035. Ma su questo punto non ci sarebbe convergenza con la Germania, pare nemmeno con la Francia. Più disponibilità sull’ipotesi di ridiscutere nel 2025 il Regolamento che contiene le indicazioni e la tabella marcia verso la trasformazione green del settore.
Ricordiamo che, in base a questo testo, le case automobilistiche rischiano di pagare multe, proprio a partire dal 2025, se restano sopra una determinata soglia di emissioni. La maggior parte dei costruttori è indietro con la riconversione e quindi rischia le sanzioni.
L’Italia avanza tre proposte concrete per sostenere il settore che, secondo il ministro, rischia «la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro»:
- un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa;
- un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all’idrogeno;
- definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.