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Manovra 2025: revisione detrazioni fiscali e nuove aliquote e scaglioni IRPEF

di Anna Fabi

25 Settembre 2024 06:32

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Tagli fiscali per il ceto medio: il Governo studia nuove aliquote e scaglioni IRPEF fino a 60mila euro ed interventi su detrazioni fiscali e flat tax.

Come ormai noto, il Governo lavora a una Manovra economica per il 2025 che introduca nuovi tagli alle tasse per i lavoratori con redditi fino a 50-60mila euro, ossia per il ceto medio.Vuol dire rimodulare non soltanto le aliquote impositive ma anche gli scaglioni IRPEF, dopo il primo intervento attuato nel 2024 con la riforma fiscale.

Secondo il Viceministro dell’Economia Maurizio Leo, l’obiettivo è di alleggerire il peso fiscale mantenendo gli sgravi IRPEF sui redditi più bassi (trattamento integrativo fino a 100 euro) e gli sconti sulle ritenute previdenziali (taglio del cuneo fiscale) per i dipendenti con redditi lordi fino a 35mila euro.

Ma come si finanzia tutto questo? C’è il rischio un pesante intervento sulle detrazioni fiscali per fare cassa? Per il Sottosegretario Federico Freni:

la revisione delle tax expenditures rappresenta sicuramente un ambito di intervento: non useremo le forbici, al più il bisturi.

Vediamo le novità in vista sulle nuove misure di riforma IRPEF nel 2025.

Nuove aliquote e scaglioni IRPEF 2025

Tra le modifiche in discussione, c’è una possibile riduzione dell’aliquota IRPEF a beneficio dei redditi tra 28 e 60mila euro. Attualmente, la fascia di reddito tra 18 e 50mila euro è tassata al 35%, mentre l’aliquota massima del 43% si applica per i redditi superiori a 50mila euro. Con la nuova riforma, l’aliquota massima verrebbe applicata solo oltre i 60mila euro di reddito, mentre fino a questa soglia si applicherebbe il 33%. Come ha spiegato Leo:

Se possibile vediamo di andare più in là, allargando lo scaglione a 60.000 euro e togliendo così 10.000 euro all’aliquota maggiore del 43%.

L’intervento sul ceto medio richiederebbe risorse stimate tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro. Il quadro delle risorse disponibili sarà tuttavia chiaro solo alla fine di ottobre, quando saranno noti i dati definitivi relativi al gettito del Concordato Preventivo Biennale, sul quale il Governo sta spingendo in modo particolare, proprio allo scopo di fare cassa. Non a caso, oltre alla “minaccia” di controlli ulteriori per chi non aderisce, ci sarebbe in vista una proposta di sanatoria sui redditi evasi dal 2018 in poi.

Le risorse per la Manovra

L’andamento positivo delle entrate tributarie, superiore alle aspettative, sta alimentando il cosiddetto “tesoretto” di extra gettito. Quest’anno, rispetto alle previsioni del Documento di economia e finanza (DEF) di aprile, le entrate hanno già superato di almeno 3 miliardi di euro le stime iniziali. Tuttavia, questo margine di manovra extra sarà disponibile solo per il 2024, mentre dal 2025 non sarà più possibile contare su tale risorsa.

La definizione precisa delle misure sarà rivista anche alla luce delle nuove risorse emerse anche a margine dell’aggiornamento ISTAT sui dati di bilancio (deficit e debito): si tratta però di ritocchi, che non spostano di molto gli equilibri già impostati in Manovra.

Il Governo punta piuttosto a utilizzare le entrate attese dal CPB (seppur non quantificate per ora, a scopo prudenziale) per finanziare la riduzione delle aliquote IRPEF e sostenere ulteriori interventi a favore delle famiglie e dei lavoratori. Ma non mancheranno i “ritocchi” anche alla cosiddetta tax expenditures, ossia al sistema di detrazioni e deduzioni fiscali.

Flat Tax Partite IVA e sconti INPS per dipendenti

La flat tax degli autonomi è un altro elemento centrale della Manovra. Attualmente, la soglia di reddito per usufruire della tassa piatta è fissata a 85mila euro, anche se la Lega ha proposto di innalzarla a 90-95 mila euro, sostenuta da Forza Italia: l’obiettivo sarebbe estendere il regime fiscale agevolato a un maggior numero di Partite IVA in regime forfettario, tuttavia la realizzazione di queste misure dipenderà dai dati definitivi sul gettito fiscale previsti per fine ottobre.

Dal punto di vista dei lavoratori dipendenti, è invece previsto il mantenimento degli attuali sgravi IRPEF sui redditi fino a 28mila euro (sarebbe l’ex Bonus Renzi, oggi trasformato in trattamento integrativo fino a 100 euro), nonché la riduzione dei contributi INPS dovuti per i redditi fino a 28mila euro (sconto fino al 7% sulla trattenuta IVS), meglio nota come taglio del cuneo fiscale.

Quest’ultima misura è stata pensata per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelle con redditi medio-bassi, che sono le più colpite dall’inflazione. Un obiettivo confermato anche per il 2025.

Ritocchi sulla tax expenditures

In questi giorni si è tornato a parlare anche di tassa sugli extra-profitti e di taglio delle detrazioni fiscali per aumentare le risorse con cui finanziare la Manovra 2025.

In un’intervista alla stampa, il Sottosegretario all’Economia Federico Freni, come anticipato sopra, ha smentito l’ipotesi di interventi massicci in questo senso, pur intervendo per trovare le coperture necessarie alla proroga del taglio del cuneo fiscale e della riforma delle aliquote IRPEF in favore dei redditi bassi e medi. Riferendosi alle sue misure, ha spiegato:

siamo impegnati a lavorare per confermarle e renderle stabili per gli anni che verranno.

Ma in soldoni, da dove arriveranno le risorse per finanziarie  le misure per sostenere famiglie (con gli sgravi in busta paga per i dipendenti) e imprese (ad esempio con il rinnovo della maxi-deduzione sulle assunzioni)? Per la revisione delle tax expenditures si userà il bistur, secondo Freni.

un bisturi usato correttamente sa essere decisamente più incisivo di lame che intervengono senza criterio. Una cosa è certa: non toccheremo le detrazioni che hanno a che fare con la salute, l’istruzione e il lavoro.

Come si vede, la manovra per il prossimo anno si preannuncia quindi come un tentativo ambizioso di ridurre ulteriormente il carico fiscale per il ceto medio e i lavoratori autonomi, mantenendo al contempo sgravi per i redditi più bassi.