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Meloni e Confindustria su politiche UE e Manovra 2025

di Barbara Weisz

18 Settembre 2024 16:10

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Botta e risposta sulla Manovra 2025 tra Confindustria e Governo, critiche comuni sul Green Deal UE che mette a rischio l'industria italiana.

Gli industriali presentano al Governo una serie di richieste in vista della Manovra 2025, si esprimono a favore dell’unione del mercato europeo dei capitali ma esprimono forti critiche su alcuni aspetti del Green Deal UE e, fra le strategie energetiche, prendono posizione a favore del nucleare.

Sono alcuni dei punti salienti toccati dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, alla sua prima assemblea annuale.

Governo e Confindustria sulla Manovra 2025

Interviene in apertura la premier, Giorgia Meloni, che apre al dialogo con gli industriali sulla Legge di Bilancio definendosi fiduciosa su un progresso del PIL 2024 dell’1%, migliore di quanto stimato dalla Commissione UE, e si unisce alle perplessità sulle politiche ambientali comunitarie. D

Sono pronta al confronto e non solo sulla Legge di Bilancio, sentendo anche i sindacati. Alla fine, definiremo quali sono i provvedimenti che possono dare il moltiplicatore maggiore, seguendo l’impostazione che abbiamo avuto in questi anni.

Fra le priorità indicate per la Manovra 2025 c’è il sostegno alle imprese che assumono e creano posti di lavoro, il rafforzamento del potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie con particolare attenzione a quelle con figli, e la difesa della salute.

Sono indicazioni che rimandano alla proroga di misure per per il lavoro, ossia alla maxi-deduzione sulle assunzioni che incrementano la forza lavoro aziendale, al taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente fino a 35mila euro, al potenziamento delle agevolazioni fiscali su fringe benefit e premi di produzione, alla decontribuzione per le madri dipendenti.

Il presidente Orsini ha chiesto che il taglio del cuneo fiscale diventi permanente visto che le retribuzioni sono al di sotto della media europea  ma che il costo del lavoro è più elevato.

Politiche per la transizione delle imprese

Spostando l’attenzione sulla necessità di politiche industriali (a partire da quelle europee) che abilitino la tripla transizione energetica, digitale e ambientale coniugandole con la crescita, si inserisce la critica al Green Deal europeo: «è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle». Impostazione condivisa dalla Premier, secondo la quale il Green Deal è frutto «di un approccio ideologico». Meloni conferma quindi «l’impegno per correggere queste scelte» e «difendere la capacità industriale europea».

Orsini tocca poi una serie di punti critici dell’impostazione europea.

  • Nell’automotive «stiamo regalando alla Cina il mercato europeo dell’auto elettrica» mentre «la filiera italiana  è in grave difficoltà».
  • Il settore packaging «ha rispettato in anticipo i target ambientali fissati dalla Commissione» e ora «si vede cambiato il modo di raggiungerli, vanificando investimenti e tecnologie della propria filiera quando invece la plastica è sostenibile, se viene riciclata!».
  • Sugli ETF l’Europa «ha consentito la speculazione finanziaria sulla transizione ambientale, spingendo il prezzo della CO2 fuori dal mercato mondiale». Per Confindustria, quindi, «la disciplina degli ETS deve essere assolutamente cambiata. Continuando così, regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta».

Fra le proposte di Confindustria per l’Europa c’è invece l’unione del mercato dei capitali: se ne «parla invano da dieci anni, anche se potrebbe diventare il polmone indispensabile per sfruttare appieno la montagna del risparmio europeo. Si tratta di oltre 330 miliardi l’anno che vengono investiti negli Stati Uniti per finanziare le imprese statunitensi».

Confindustria: sì al nucleare in Italia

Anche l’Italia deve fare scelte coraggiose, conclude Orsini, spezzando una lancia, l’ennesima, a favore del nucleare pulito, definito strategico. «Nel nuovo piano energetico se ne parla – rileva -. Ma sappiamo tutti che, se cominciassimo oggi, ci vorrebbero almeno dodici anni per poterlo utilizzare. Non possiamo perdere altro tempo».