Nel pacchetto imprese allo studio del Governo, in vista della Manovra 2025, rientra anche il potenziamento del Fondo di Garanzia PMI, in scadenza a fine anno. Con la Legge di Bilancio 2024 erano infatti state riviste le percentuali di garanzia pubblica, con una norma valida però per un solo anno. L’idea è quindi quella di inserire una proroga nella nuova manovra economica.
Le coperture concesse sui finanziamenti alle imprese, del resto, hanno dimostrato di funzionare bene e la percentuale di inadempienza è stata relativamente bassa, anche sulle garanzie al 100% sui prestiti negli anni del Covid. Vediamo dunque cosa si prospetta per il prossimo anno.
Come funziona il Fondo di Garanzia PMI
Con il potenziamento previsto per il 2024, il Fondo di Garanzia PMI copre il 55% dei finanziamenti delle imprese in fascia 1 e 2 del modello di valutazione, il 60% di quelle più rischiose, in fascia 3 e 4. Per le startup e nel caso di operazioni di investimento, la garanzia sale all’80%. L’importo massimo per singola impresa beneficiaria è pari a 5 milioni di euro.
Altre novità del 2024, da prorogare eventualmente nel 2025, è l’ammissibilità per small mid-cap (tra 250 e 499 addetti), enti del terzo settore e religiosi, nonché la gratuità per le microimprese.
Il Fondo fornisce anche garanzie al 50% sulle operazioni di capitale di rischio, al 40% per mid-cap, a fronte di operazioni per investimento e per mid-cap start-up innovative, e infine al 30% per mid-cap a fronte di operazioni di liquidità.
Le commissioni una tantum, eliminate per le microimprese, sono pari allo 0,5% e all’1% rispettivamente per per piccole e medie imprese, e all’1,25% per le small mid cap (1,25%).
NB: dopo il taglio del tasso BCE (sceso al 4,45%), sono state aggiornate le griglie di calcolo dell’elemento di aiuto (ESL) per gli interventi del Fondo di Garanzia, determinando nuove aliquote per le coperture concesse dal 1° ottobre 2024.
Le coperture per la proroga in Manovra 2025
Il finanziamento di queste misure di proroga – si tratta di un costo tutto sommato contenuto (circa 200 milioni di euro) – ha il vantaggio di essere compatibile con una “manovra al risparmio”. La spesa stimata potrebbe ridursi perché il Fondo può contare anche su un eccesso di accantonamenti, utile per autofinanziarsi.
Negli anni scorsi, a fronte di garanzie considerate rischiose (perché concesse anche senza valutazione di merito di credito), erano stati effettuati accantonamenti che alla fine si sono rivelati superiori all’effettiva percentuale di insolvenza.
In particolare, durante il Covid, il Fondo ha garantito prestiti per 253 miliardi di euro con una somma di 200 miliardi di euro, su cui le escussioni delle garanzie sono state pari a 3,3 miliardi di euro. Considerando solo i prestiti fino a 30mila euro (coperti al 100% senza merito di credito), su 23 miliardi la richiesta di pagamento della garanzia è stata limitata a mezzo miliardo.