Tassa di soggiorno: nuove regole per albergatori, comuni e turisti

di Anna Fabi

16 Settembre 2024 09:00

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Tassa di soggiorno 2024: regole uniformi su tutto il territorio, nuovi obiettivi e gestione diretta dei comuni per decoro e sicurezza urbana.

Il Governo pianifica una tassa si soggiorno unica in tutta Italia, introducendo una rivoluzione che potrebbe cambiare il panorama fiscale per il settore turistico nazionale. Questa novità è il frutto di un incontro tra il ministro del Turismo, Daniela Santanché, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, e il presidente facente funzioni dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Roberto Pella.

La riforma dell’imposta sarà oggetto di un tavolo tecnico, convocato a breve, coinvolgendo Ministero del Turismo e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Obiettivo, rendere la tassa più uniforme e a trasformarla in una “imposta di scopo“, esclusivamente a carico del turista.

Tassa di soggiorno: novità in arrivo dal 2025

Il governo, in collaborazione con l’ANCI, si propone di definire le regole della nuova tassa di soggiorno entro ottobre 2024, con l’entrata in vigore prevista dal 2025. Dal 2011, anno della sua reintroduzione, i comuni che la applicano sono passati da 11 a 1.259, e il numero è destinato a crescere con l’entrata in vigore delle nuove regole.

La tassa di soggiorno, che nel 2023 ha portato nelle casse dei comuni circa 792 milioni di euro, sarà dunque ridefinita entro l’anno con l’introduzione di nuovi meccanismi. La nuova imposta resterà comunque facoltativa per i comuni, che potranno decidere se adottarla o meno.

La riforma in arrivo punta però a uniformare le regole di applicazione della tassa su tutto il territorio nazionale, garantendo una maggiore trasparenza e semplificando la gestione per i gestori degli alloggi turistici.

Albergatori senza più responsabilità

Durante l’incontro tra il Ministero del Turismo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’ANCI, il governo ha dichiarato l’intenzione di alleggerire gli albergatori da oneri burocratici, migliorando al contempo la capacità dei comuni di monitorare e incassare correttamente l’imposta di soggiorno.

L’obiettivo è quello di uniformare le regole su scala nazionale, permettendo a tutti i comuni di accedere alle risorse derivanti dall’imposta, attraverso una gestione più semplice e senza gravare ulteriormente sugli operatori del settore turistico.

Più in particolare, la tassa non sarà più responsabilità degli albergatori, che fino a oggi sono stati costretti a riscuoterla dai visitatori. A partire dal 2025, sarà a loro carico esclusivo: rivolta quindi direttamente ai turisti, libererà i titolari di hotel e di case vacanza dal ruolo di soggetti passivi o di sostituti d’imposta.

Verso nuove fasce di prezzo

Al momento, la tassa di soggiorno varia tra 1 e 10 euro per notte a persona, a seconda della località e del tipo di struttura ricettiva.

Una delle principali novità è l’introduzione di un tavolo tecnico che stabilirà delle fasce di prezzo proporzionali al costo dell’alloggio. Questo meccanismo ha lo scopo di rendere la tassa di soggiorno più equa e commisurata ai costi sostenuti dai turisti, evitando disparità tra le diverse località turistiche italiane e che l’imposta diventi un peso eccessivo per chi sceglie sistemazioni più economiche, garantendo maggiore equità tra le diverse tipologie di turisti.

Utilizzo delle risorse per la collettività

Secondo il viceministro Leo, l’obiettivo del governo è quello di semplificare gli oneri dichiarativi per gli albergatori, rendendo allo stesso tempo i comuni responsabili della gestione e dei controlli finanziari. Ciò garantirà regole uniformi su tutto il territorio nazionale, permettendo ai comuni di disporre dei fondi necessari per migliorare le proprie località.

La tassa di soggiorno, infatti, sarà destinata a finanziare interventi per il turismo, il decoro urbano e la sicurezza.

Gli introiti derivanti dall’imposta saranno in pratica destinati a migliorare il turismo, ma anche a interventi legati alla sicurezza e al decoro urbano, due settori che indirettamente supportano l’attrattività turistica delle località italiane.

Il ministro del Turismo Santanché ha evidenziato come la revisione dell’imposta sia fondamentale per supportare un settore cruciale per l’economia italiana: “è necessario che i fondi derivanti dall’imposta vengano reinvestiti nel turismo e nelle infrastrutture cittadine che supportano i residenti e i turisti”.

Roberto Pella, presidente facente funzioni dell’ANCI, ha sottolineato l’importanza di destinare i proventi dell’imposta non solo al turismo, ma anche a servizi essenziali per la cittadinanza, come la sicurezza e la pulizia delle strade. Pella ha inoltre espresso soddisfazione per l’ampliamento della platea dei comuni che potranno applicare la tassa, garantendo risorse fondamentali per gli enti locali.

Critiche e preoccupazioni

Non tutti, però, vedono di buon occhio l’evoluzione della tassa di soggiorno. Il Codacons ha espresso forti critiche all’idea di destinare l’imposta a scopi diversi dal turismo. L’associazione dei consumatori richiede trasparenza assoluta nella gestione dei fondi raccolti, con la pubblicazione obbligatoria del loro utilizzo da parte dei Comuni.

Secondo il Codacons, c’è il rischio che l’imposta venga utilizzata per coprire buchi di bilancio anziché migliorare l’offerta turistica: “i turisti non devono essere usati come bancomat per i comuni”, ha dichiarato Carlo Rienzi, presidente del Codacons, chiedendo maggiore trasparenza sull’utilizzo dei fondi raccolti. Rienzi ha inoltre proposto l’introduzione di una piattaforma pubblica che permetta ai cittadini di verificare come vengono spesi i proventi della tassa.

Uno dei problemi principali resta anche la riscossione dell’imposta, soprattutto in Comuni con risorse limitate. L’Anci ha apprezzato la possibilità di estendere l’imposta a tutti i comuni, ma il presidente Pella ha sottolineato la necessità di garantire che non ci sia un calo degli introiti per i municipi rispetto al passato, e che la nuova disciplina non comporti un aumento della burocrazia.