Si delinea il perimetro del tesoretto a disposizione del Governo per finanziare la Manovra 2025. Il gettito fiscale da gennaio a luglio conferma il trend al rialzo evidenziato nei mesi precedenti: lo Stato ha incassato 19 miliardi in più di entrate tributarie rispetto all’anno scorso.
Era il primo dei dati che il ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aspettava per iniziare ad avere le idee più chiare sulle risorse a disposizione per la Legge di Bilancio.
Il tesoretto delle maggiori entrate tributarie
Il bollettino delle entrate tributarie nei primi sette mesi del 2024 evidenzia un aumento del 6,2% su base annua. Ci sono 8,8 miliardi in più di IRPEF, 2,7 miliardi di IRES, 5,6 miliardi dall’imposta sostitutiva dell’IRPEF, 3,5 miliardi di maggior gettito IVA. Nel solo mese di luglio c’è stato un incasso maggiorato di oltre 9 miliardi di euro rispetto allo scorso anno.
Gli incassi IRPEF e IRES confermano dunque le previsioni al rialzo sul gettito. Ora bisognerà capire in che modo la Manovra 2025 potrà attingere a questo tesoretto.
Le risorse per finanziare la Manovra 2025
Il dato sul gettito fiscale era particolarmente atteso in vista della Legge di Bilancio 2025, che in base alle anticipazioni necessiterà di circa 25 miliardi di euro. L’Esecutivo attende risorse aggiuntive anche dal concordato preventivo biennale, ma i dati completi si avranno solo a fine ottobre, mentre la Legge di Bilancio va definita entro metà ottobre e inviata alla Commissione UE entro il 20 ottobre.
Inoltre, la complicazione rispetto agli anni scorsi è che non è più possibile prevedere finanziamenti a deficit: l”Italia è infatti sotto osservazione UE per deficit eccessivo e deve presentare entro il 20 settembre a Bruxelles un Piano Strutturale di Bilancio. E’ questo il prossimo appuntamento per fornirà nuovi elementi sui numeri della Manovra.
Anticipazioni sulle misure in Legge di Bilancio
Nel frattempo si rincorrono le anticipazioni sulla manovra. L’esecutivo ha sottolineato l’intenzione di privilegiare le misure per lavoro e famiglie. Sicura la proroga del passaggio ai tre scaglioni fiscali della riforma IRPEF, che anzi potrebbe proseguire con la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione rispetto all’attuale 35%.
Questo secondo passaggio in realtà è un’ipotesi, mentre la conferma dell’accorpamento dei primi due anche per il 2025 è una certezza. Così come è stato anticipato da fonti ufficiali il prolungamento del taglio del cuneo fiscale, di sei punti fino a 35mila euro e di sette punto fino a 25mila euro.
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Il focus su lavoro è destinato a concretizzarsi anche con la conferma della superdeduzione del 120% sulle nuove assunzioni, con la conferma della decontribuzione per le lavoratrici madri, il potenziamento dei fringe benefit con rimodulazioni rispetto alla misura attuale. La soglia non sarebbe più differenziata per lavoratori con o senza figli, ma unica per tutti intorno ai 1500-2mila euro annui.
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Sulle pensioni ci sono ancora pochi dettagli, il Governo ha fornito indicazioni sull’intenzione di proseguire sulla strada dell’aumento delle pensioni minime, ma la premier Meloni ha lasciato intendere che considera equa anche la riduzione della perequazione degli assegni di elevato importo. Significa che anche per il 2025 si prospetta una rivalutazione personalizzata dal Governo, deviando risorse in favore degli assegni più poveri e limitando gli aumenti per le cosiddette pensioni d’oro.