Il nuovo bollettino semestrale dell’Osservatorio JobPricing (JP Salary Outlook) offre un’analisi approfondita dello stato delle retribuzioni in Italia e le dinamiche salariali nel Paese.
Con particolare attenzione ai dipendenti del settore privato, il rapporto evidenzia il profondo gap che caratterizza gli stipendi medi italiani rispetto a quelli del resto d’Europa ma anche le criticità che non accennano ad essere superate, come il divario salariale tra generi e quello geografico.
Vediamo i dettagli.
Stipendio medio: l’Italia arranca nella classifica OCSE
L’Italia si colloca al 21° posto su 34 paesi OCSE per salari medi annui, con una media di €44.893. Il dato ci posiziona al di sotto di nazioni come Austria, Belgio, Germania e Francia.
La retribuzione media italiana è significativamente inferiore rispetto alla media OCSE di $53.416. Inoltre, tra i 17 Paesi dell’Eurozona inclusi nel confronto, l’Italia è al 10° posto, con Paesi come il Lussemburgo e la Germania in posizioni molto più alte.
A parità di potere d’acquisto, l’Italia ha registrato un calo del 2,3% nel 2022, in controtendenza rispetto all’aumento del 4% registrato nel 2021.
Retribuzioni medie nazionali
I dati sono rappresentativi di una platea di lavoratori dipendenti del settore privati, composto per l’1,2% da dirigenti, il 4,3% da quadri, il 38,5% da impiegati e il 56,1% da operai.
La Retribuzione Annua Lorda (considerando le sole retribuzioni fisse ) media nazionale 2023 è di
30.838 euro. In particolare:
- la RAL media per i dirigenti è di 104.778 euro,
- la RAL media dei quadri è di 56.416 euro,
- la RAL media degli impiegati è di 32.685 euro,
- la RAL media degli operai è di 26.074 euro.
I dati della Retribuzione Globale Annua (RGA, che include anche qualsiasi componente variabile) sono significativamente differenti dalle RAL solo per quadri e dirigenti. La variazione della RAL dal 2022 al 2023 è dell’1,8%, le RGA del 2%.
Come cambiano le retribuzioni in Italia
Nel 2023, la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media in Italia è aumentata dell’1,8% rispetto al 2022, segnando un incremento complessivo del 7,5% dal 2015. Gli operai sono la categoria che ha beneficiato del maggiore aumento della RAL, sia nell’ultimo anno che rispetto al 2015.
Tuttavia, le disparità salariali rimangono marcate, con i CEO che guadagnano in media circa 9 volte di più rispetto agli operai.
Disparità territoriali e settoriali
Un altro aspetto rilevante emerso dal JP Salary Outlook riguarda il divario retributivo tra Nord e Sud Italia. Il salario medio nel Nord supera quello del Sud e delle isole di circa €3.700.
Le regioni con le retribuzioni più alte sono il Trentino-Alto Adige, la Lombardia, il Lazio, la Liguria e il Piemonte, mentre la Basilicata registra la RAL più bassa. A livello settoriale, i servizi finanziari risultano essere il settore più remunerativo, con una crescita significativa negli ultimi otto anni.
Gender pay gap e differenze retributive
Il report evidenzia un gender pay gap del 7,3% nel 2023, con gli uomini che guadagnano in media il 7,3% in più rispetto alle donne. Le differenze maggiori si riscontrano tra gli impiegati (9,9%), mentre il gap più contenuto si osserva tra i quadri e i dirigenti (5,5%).
Inoltre, la crescita salariale nel corso della carriera lavorativa è mediamente del 33,1%, con il salto maggiore tra i 55 e i 64 anni.
=> Laurearsi conviene: ecco gli atenei che generano stipendi più alti
Istruzione e crescita salariale
Infine, il report sottolinea l’importanza dell’istruzione nella determinazione dei salari. In media, un laureato guadagna il 45,5% in più rispetto a un non laureato, evidenziando l’impatto significativo del livello di istruzione sul potenziale retributivo.