La stretta sul Superbonus degli ultimi anni ha un impatto positivo sui conti pubbici anche sul fronte della contabilizzazione.
Eurostat va incontro alle richieste italiane di spalmare l’impatto del Superbonus su più anni, ma a partire dal 2024.
E’ una parziale marcia indietro rispetto alle precedenti regole, in base alle quali invece queste voci dovevano interamente essere comprese nell’anno in cui viene effettuata la spesa.
In termini semplici, ora lo Stato può spalmare su più anni il costo dell’agevolazione edilizio, e questo dà un po’ di respiro ai conti pubblici. Anche in vista della prossima Legge di Bilancio.
La decisione di Eurostat sulla classificazione del Superbonus
L’istituto europeo di statistica ha stabilito che il Superbonus dopo la riforma del marzo scorso debba «essere registrato nei conti pubblici come credito d’imposta non pagabile nel 2024».
Resta invariata la regola per gli anni scorsi, dal 2020 a 2023, con il Superbonus classificato come “credito di imposta dovuto”.
Significa che da quest’anno l’impatto dell’agevolazione al 110% sul deficit torna a essere diluita nel tempo. Si tratta di un bel sospiro di sollievo, perché la classificazione prevista negli anni scorsi da Eurostat ha appesantito parecchio il disavanzo, togliendo margini di manovra alle ultime manovre economiche e creando non pochi grattacapi al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Marcia indietro rispetto alle precedenti regole
Ripercorriamo la vicenda. Nel febbraio del 2023 l’istituto europeo di statistica aveva classificato il credito d’imposta Superbonus come pagabile. La conseguenza è l’intera contabilizzazione su un unico anno fiscale. Il Governo invece contava sulla possibilità di poter continuare a suddividere l’impatto su più annualità, come per altre agevolazioni fiscali.
Come conseguenza della regola europea, l’Italia ha introdotto una serie di misure che hanno rappresentato una stretta sul Superbonus, non solo riducendo l’aliquota ma anche fermando il mercato delle cessioni del credito. E questo evidentemente è stato apprezzato da Eurostat, che ora ritiene possibile considerare questi crediti non pagabili nel 2024. Quindi, appunto, spalmabili sui dieci anni previsti dalle quote annuali del credito d’imposta edilizio.
La svolta è stata determinata dal decreto Superbonus del marzo scorso, dl 39/2024, che ha allungato a dieci rate l’agevolazione sui lavori edilizi, ed eliminato le ultime fattispecie di possibili cessioni del credito.
L’impatto sulla Legge di Bilancio 2025
Fra i primi effetti positivi, c’è il fatto che prevedibilmente il Governo avrà uno spazio di manovra più ampio del previsto nel predisporre la Legge di Bilancio 2025.
Il che è particolarmente positivo in considerazione del fatto che l’Italia è sotto osservazione per deficit eccessivo.
La procedura prevede che venga concordato con Bruxelles un piano per ridurre progressivamente il deficit, continuando peraltro a contenere anche il debito che come noto è fra i più alti d’Europa.
Questo comunque comporterà la necessità di uniformare le prossime manovre economiche al criterio della prudenza, ma non dover anche contabilizzare per intero il peso del Superbonus sul 2024 è senz’altro una boccata d’ossigeno.