Gamindo è una startup che realizza videogiochi per altre aziende con finalità di marketing, formazione, anche selezione del personale. Anche 1000Farmacie è una giovane azienda innovativa, che ha realizzato un marketplace verticale mettendo su un’unica piattaforma centinaia di piccole realtà.
Entrambe queste startup hanno scelto come partner tecnologico AWS (Amazon Web Services) che fornisce l’infrastruttura (ovvero i server), eventi di formazione ed engagement, servizi e offerte dedicati alle giovani realtà innovative. E naturalmente anche strumenti di intelligenza artificiale.
Amazon Web Services in Italia
«Una recente ricerca che abbiamo commissionato mostra che le imprese italiane hanno registrato un forte aumento nel tasso di adozione dell’intelligenza artificiale nel 2023» rileva Julien Groues, General Manager AWS Europe South, nel corso dell‘AWS Summit Milano 2024.
In base al report, il 23% delle imprese italiane ha già adottato queste tecnologie, con un incremento del 28% rispetto all’anno precedente. Quindi, «continuare con questo trend porterebbe ad una crescita dell’economia italiana pari a 329 miliardi di euro».
AWS in Italia ha un region, a Milano, aperta nel 2020 con un investimento di 2 miliardi di euro e dalla quale si attende nel prossimo decennio un impatto sul PIL pari a 3,7 miliardi di euro.
L’azienda ha appena lanciato anche il nuovo programma AWS Generative AI Accelerator, nell’ambito del quale verranno selezionate 80 startup che utilizzano intelligenza artificiale generativa. Le startup interessate possono presentare domanda online dal 13 giugno al 19 luglio 2024.
AWS Summit Milano 2024
L’edizione 2024 dell’evento milanese ha rappresentato il summit più grande di sempre in Italia, con oltre 7mila partecipanti, 100 sessioni e 65 casi aziendali presentati.
Vediamo in particolare due storie aziendali di startup che hanno scelto AWS, attraverso le interviste ai rispettivi Ceo e founder, Nicolò Santin di Gamindo, e Nicolò Petrone di 1000Farmacie.
Gamindo: videogiochi b2b con intelligenza artificiale
Partiamo da Gamindo, che sviluppa videogiochi per le aziende. Possono servire a lanciare nuovi prodotti, quindi con finalità di marketing, o a fare formazione, per esempio sulla cybersecurity, e persino a selezionare candidati.
L’azienda è nata nel 2018 dall’idea dei due soci, Nicolò Santin e Matteo Albrizio, che si erano appena laureati, rispettivamente in economia e in ingegneria aerospaziale.
«All’inizio l’attività era diversa, siamo partiti con una app per fare donazioni in beneficenza attraverso i videogiochi», ci racconta Santin. Era sempre un modello b2b, nel senso che i giochi erano relativi a iniziative di beneficenza aziendali. «Poi però ci siamo un po’ scontrati con la nostra inesperienza del mondo corporate, in cui il marketing e la Csr, corporate social resposability, sono due reparti totalmente diversi», con una serie di difficoltà anche a livello di tempistiche per implementare i progetti.
Dalle imprese sono però arrivati nuovi input: i giochi per la formazione, o da mettere su Tik Tok. «Abbiamo fatto quello che nel gergo delle startup si definisce pivottare», raddrizzando quindi man mano il tiro rispetto al mercato. «E nel 2021 abbiamo raccolto mezzo milione di euro di investimenti, nel 2022 abbiamo iniziato ad assumere e ora siamo circa 15 persone».
Gamindo oggi lavora prevalentemente su due filoni: il marketing, e la formazione. Sul primo fonte, le aziende utilizzano i videogiochi per lanciare nuovi prodotti, rinforzare il brand, ingaggiare il pubblico. Per la formazione, le aziende utilizzando invece il gaming per rendere più convolgente ed efficace l’esperienza dei corsi.
Ci sono dei format predefiniti di giochi, che possono poi essere personalizzati sul cliente, oppure è possibile creare un prodotto completamente tagliato sulle esigenze dell’azienda. Ci sono giochi a quiz sui valori aziendali, oppure iniziative con premi finali, o ancora prodotti che vengono utilizzati dalle HR per creare contatti fra i dipendenti con interessi analoghi. Un altro filone è rappresentato dalla selezione del personale: attraverso domande, enigmi, vengono valutate le hard e le soft skill dei candidati, il responsabile della selezione può visualizzare i dati su una dashboard e individuare così le competenze ma anche le caratteristiche culturali più in linea con quelle aziendali.
AWS fornisce un servizio adeguato, anche in considerazione del fatto che «abbiamo passato i 2 milioni di utenti unici, e quindi c’e bisogno di una struttura conseguente», sottolinea il founder, «ed è molto interessante anche il contatto con i loro partner, che fanno crescere il business».
Infine, l’intelligenza artificiale. «La stiamo usando per la parte grafica dei giochi» e più recentemente «per inserire nuovi contenuti nei nostri giochi partendo da un pdf». Per esempio, si carica un documento che riassume la policy aziendale sulla cybersecurity, e l’intelligenza artificiale è in grado di elaborare un conseguente quiz con domande e risposte, piuttosto che un cruciverba.
Gamindo fattura circa 1 milione di euro, non si rivolge a un settore particolare o a tipologie specifiche di aziende. «Lavoriamo principalmente con grandi aziende, ma stiamo andando sempre più verso le pmi, anche per democratizzare l’accesso a queste tecnologie» con licenze meno costose, che possono andare da mille a 2mila euro all’anno, e sono quindi più a portate di aziende di medie e piccole dimensioni.
La vision di Santin è la seguente: «siamo più di 3 miliardi a utilizzare i videogiochi nel mondo, e nel 2030 diventeremo 4 miliardi». Un linguaggio diffuso, quindi, che le aziende possono utilizzare per comunicare con clienti e dipendenti. Per ora Gamindo ha un mercato nazionale, ma «abbiamo iniziato a partecipare a eventi a San Francisco e Londra per iniziare a espanderci». Consigli a un aspirante startupper? «Confrontarsi con altri che hanno già fatto qualche passo più avanti. I feedback sono molto utili».
1000Farmacie: un marketplace verticale innovativo
1000Farmacie è nata alla fine del 2020, quindi in pieno Covid, ma l’idea era precedente. E si è basata sulla seguente considerazione: «il mercato delle farmacie è molto frammentato, non tutti sanno come si vende online. Abbiamo messo insieme centinaia di farmacie in un’unica piattaforma, creando un marketplace verticale. Il cliente ordina direttamente dalla farmacia, e noi ci appoggiamo ai loro magazzini» spiega Nicolò Petrone.
Sul portale ci sono solo prodotti di parafarmacia, non medicine che richiedono ricetta medica. I prodotti sono suddivisi per tipologia, non ci sono store riferibili a una singola farmacia.
Petrone è amministratore delegato dell’azienda che ha fondato insieme al socio, Mohamed Younes, direttore operativo, e Alberto Marchetti, Chief Marketing Officer.
«L’idea mi è venuta studiando il settore. Mi sono accorto che le farmacie online avevano difficoltà soprattutto per i costi della logistica. Mi sono quindi posto il problema di come ottimizzare il modello di business partendo, appunto, dalla logistica. Noi facciamo solo da interfaccia, non compriamo i prodotti». In pratica, il portale consente alle farmacie di avere una base clienti adeguata per vendere anche online. Il Ceo fornisce i dati sul business: «abbiamo circa 1 milione di clienti, e fatturiamo circa 50 milioni di euro, abbiamo raccolto finanziamenti per 25 milioni di euro fra fondi italiani ed esteri».
Anche 1000Farmacie, che ormai ha un centinaio di dipendenti, sta pensando a espandersi all’estero, «stiamo esplorando il mercato francese. Ma prima vogliamo consolidare bene l’Italia».
Il debutto oltralpe potrebbe avvenire nel 2025. Consigli agli aspiranti imprenditori? «Capire bene che cosa vuol dire fare questo lavoro. Ci sono tante difficoltà e complessità, quindi ci vuole una grande motivazione. Ma il lato positivo è che quando arrivi a 1 milione di clienti dopo tre anni è una bella soddisfazione».