Nelle previsioni di primavera della Commissione UE, la crescita italiana risulta in linea con quella europea e superiore a quella di Francia e Germania. I nostri conti pubblici hanno problemi di deficit eccessivo ma il PIL chiuderà l’anno a +0,9% (nel DEF del governo è visto a +1%) mentre altri Paesi dell’Eurozona si fermano a +0,8%, per una media UE dell’1%.
In Europa si assiste a un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati, con la Germania poco sopra la stagnazione, la Francia che arranca più dell’Italia e gli ex PIGS che marciano a velocità doppia. Spagna e Grecia sono sopra il 2%, il Portogallo poco meno.
Europa verso l’uscita dal tunnel
Il primo trimestre 2024 ha segnato una crescita europea dello 0,3%. Secondo il commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, il dato «indica che siamo usciti dalla fase critica dopo un 2023 molto impegnativo». Ora le attese sono per una «graduale accelerazione della crescita nel corso di quest’anno e del prossimo».
Le previsioni, comunque, «rimangono soggette a un’elevata incertezza e, con due guerre che continuano a imperversare non lontano da casa, sono aumentati i rischi di revisione al ribasso».
Il PIL in Europa al 2025
In base allo scenario attuale, l’economia europea vede numeri modesti per i prossimi anni: nel 2025 crescerà dell’1,6%. Sarà la domanda interna a sostenere questi numeri, grazie alla crescita dei salari e dell’occupazione. L’inflazione continua a scendere, rispondendo a un anno e mezzo di stretta monetaria, migliorano le condizioni del credito, ma si attenua la crescita degli investimenti, rallentata dal ciclo negativo dell’edilizia residenziale.
L’analisi sull’Italia, nella media UE
L’Italia è allo 0,9% nel 2024 e recupererà fino all’1,1% nel 2025. Lo stop al Superbonus impatta positivamente sui numeri del deficit, anche se nel biennio resta un effetto zavorra sul debito. Come in Europa, la crescita è sostenuta dal mercato interno, ma anche le esportazioni continueranno a fornire un contributo positivo alla crescita del PIL.
Il problema restano deficit e debito. Sul primo fronte, lo ricordiamo, siamo probabili destinatari di una procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo, perché ben sopra il 3% previsto dai parametri comunitari, come confermato anche dal nuovo Patto di Stabilità.
Il percorso di riduzione è comunque avviato: nel 2024 il deficit è stimato al 4,4% del PIL dopo il 7,2% del 2023, pesantemente gravato dal costo delle cessioni del credito Superbonus.
Le modifiche legislative ai crediti d’imposta sull’edilizia abitativa, si legge nel report UE, «porteranno ad un impatto minore sul disavanzo».
A politiche invariate, però, il deficit aumenterà marginalmente al 4,7% del PIL nel 2025, un andamento che con ogni probabilità andrà corretto da misure di politica economica. Ma soprattutto, il debito sale fino al 2025: dal 137,3% del PIL nel 2023, al 138,6 2024 al 141,7 per cento nel 2025. Anche qui, l’andamento è dovuto ai crediti d’imposta Superbonus, che dopo essere stati registrati secondo il principio della competenza nel disavanzo, inizieranno a riflettersi pienamente nel flusso di cassa.
Il rallentamento di Germania e Francia
La Germania, dopo la recessione 2023, si ferma quest’anno allo 0,1%, per raggiungere poi l’1% nel 2025. Una ripresa lenta, che paga ancora il prezzo di consumi interni bassi e domanda dall’estero debole. La spesa delle famiglia tornerà ai livelli pre pandemia nel 2025, ci sono settori come quelli ad alta densità energetica che hanno perso competitività, gli investimenti contribuiranno ancora negativamente sulla crescita 2024, la scarsa domanda estera di beni capitali e intermedi impatta sulle esportazioni.
Di contro, il reddito delle famiglie sta risalendo e il 2024 vedrà anche una ripresa dell’edilizia, con il mercato del lavoro che continua a essere solido e le finanze che si mostrano in linea con i parametri del Patto di Stabilità, il deficit che resta sotto il 3% (2,5% nel 2023, 1,6% nel 2024, tutt’altra musica rispetto all’Italia) e il debito al 63,6% del PIL nel 2023 e al 62,9% nel 2024.
La Francia vede una ripresa contenuta nel 2024 (allo 0,7%) e acquisirà più slancio nel 2025 (1,3%). Come l’Italia, ha un disavanzo sopra il 3% del PIL e un alto debito, ma entrambi gli indicatori sono ridotti rispetti a quelli italiani. In Spagna c’è un effetto positivo del PNRR che consente una maggior accelerazione: come detto, la crescita è sopra il 2% quest’anno, pur tornando poi all’1,9% nel 2025. Consumi privati, investimenti ed esportazioni sostengono l’economia del Portogallo, che però è in rallentamento rispetto al +2,3% del 2023. Infine, la Grecia resta stabile sopra il 2% fino al 2025.