Dopo l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF, un’operazione simile andrebbe fatta anche sui redditi più alti. La proposta è dei Commercialisti, secondo i quali la Riforma Fiscale penalizza il ceto medio. «I vantaggi del primo modulo non hanno riguardato i contribuenti con redditi superiori ai 50mila euro, che scontano un’aliquota del 43%» sottolinea il presidente del Consiglio Nazionale, Elbano de Nuccio.
Il quale, in occasione degli Stati Generali della professione, propone «un ampliamento del secondo scaglione di reddito, quello con aliquota al 35%, da 50mila a 70mila euro».
Scaglione IRPEF del 35% fino a 70mila euro: ipotesi e costi
In base alla Riforma IRPEF, nel periodo d’imposta 2024 gli scaglioni di reddito diventano tre: l’aliquota è del 23% fino a 28mila euro, del 35% fra 28mila e 50mila euro, e del 43% sopra questo reddito. Ebbene, in base alla proposta, il secondo scaglione verrebbe ampliato ricomprendendo i redditi fino a 70mila euro, applicando l’aliquota del 35%.
«L’intervento – ha spiegato De Nuccio – avrebbe certamente un costo, ma sarebbe comunque contenuto entro un limite massimo di 160 euro per contribuente».
Di certo preferibile rispetto ad altre ipotesi, come l’eventuale riduzione dell’aliquota del 43%, «che avrebbe costi decisamente più elevati, in quanto a beneficiare della minore aliquota sarebbe in tal caso l’intera quota di reddito eccedente i 50mila euro anziché soltanto quella da 50mila a 70mila euro».
Per far quadrare i conti, si potrebbe anche pensare a un intervento graduale, «incrementando la soglia massima dello scaglione di reddito a cui applicare il 35%, via via che le risorse si rendano disponibili».
La Riforma IRPEF penalizza i redditi medi
La proposta si inserisce in un ragionamento di progressione della Riforma fiscale, che è partita abbassando le tasse ai redditi bassi e che ora dovrebbe alleggerire il carico fiscale anche sul ceto medio. Vanno in questo senso anche gli obiettivi indicati a più riprese dal Governo, oltre al fatto che la Legge Delega indica un percorso verso uno scaglione unico, con la progressività fiscale assicurata dal sistema delle detrazioni.
Nel frattempo, sottolinea De Nuccio, il ceto medio sopporta un peso fiscale eccessivo, gravato oltre che della progressività dell’imposta, e quindi da aliquote marginali più elevate, anche dall’esclusione di fatto dalla gran parte delle agevolazioni e dei bonus fiscali che sono concessi in base al reddito individuale o all’ISEE».
Questo lo penalizza fortemente: «non solo sostiene il peso maggiore dell’imposta in termini di versamenti netti, ma realizza anche “perdite” significative in termini di minori o mancati sconti o trasferimenti monetari che si traducono in maggiori esborsi».