Via libera al nuovo Patto di Stabilità UE: il Parlamento europeo ha approvato con 367 voti favorevoli, 161 contrari e 69 astensioni le nuove regole economiche comunitarie, in base alle quali l’Italia rischia una probabile apertura di procedura per deficit eccessivo.
Quasi tutti i parlamentari italiani a Strasburgo non hanno votato a favore del nuovo Patto: i rappresentanti di maggioranza (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) e alcune opposizioni (Pd, Italia Viva) si sono astenuti mentre il M5S ha votato contro.
Le nuove regole del Patto di Stabilità UE
Le nuove regole erano state approvate a novembre, al termine di una lunga mediazione che le aveva ammorbidite rispetto a versioni precedentemente discusse.
Dopo l’approvazione del Parlamento, l’ultimo passaggio formale è adesso il via libera del Consiglio UE; poi il testo sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea ed entrerà in vigore dopo 20 giorni.
I nuovi obiettivi sui conti pubblici
In base alle nuove regole UE, il debito eccessivo va ridotto in media dell’1% all’anno per i paesi con debito superiore al 90% del PIL come l’Italia, e dello 0,5% all’anno se si colloca tra il 60% e il 90%.
Il deficit deve restare sotto il 3% del PIL e se lo supera bisogna individuare un percorso di riduzione per raggiungere l’1,5% di target, creando una riserva di spesa per periodo con condizioni economiche difficili.
I piani nazionali di rientro
Anche il nuovo Patto di Stabilità prevede che non si possa sforare il 3% del deficit, con i Paesi con debito pubblico superiore al 60% del PIL (come l’Italia) che devono presentare piani di riduzione quadriennali che possono divenire settennali, a patto di introdurre ad esempio riforme e investimenti.
Sarà la Commissione a individuare una traiettoria di riferimento per i paesi che devono rientrare nei paletti, con gli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine e il debito in calo.
L’Italia è tra i paesi con il più alto debito, quindi senz’altro dovremo presentare a settembre un Piano nazionale con programmazione spalmata su quattro anni, allungabili fino a sette.
Il tempo supplementare può essere concesso per qualsiasi motivo il Consiglio UE ritenga opportuno in realtà, non essendo condizionato a criteri specifici come inizialmente proposto.
Gli orientamenti sugli obiettivi di spesa arriveranno ai singoli Paesi entro il 21 giugno per consentire loro di trasmettere a Bruxelles entro il 20 settembre i piani pluriennali di spesa.