La BCE è pronta a «ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria». Pur essendo ormai chiaro da mesi che i tassi d’interesse riprenderanno a scendere, è la prima volta che la Banca Centrale Europea lo dice ufficialmente.
Come previsto, nella riunione dell’11 aprile il costo del denaro è rimasto invariato, ma con una decisa apertura verso il taglio dei tassi a giugno.
Con la consueta avvertenza: «per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi a un particolare percorso di riduzione».
Quindi, la direzione è quella di un primo taglio nel prossimo mese di giugno, ma resteranno decisivi i dati macroeconomici.
Taglio tassi BCE confermato a giugno 2024
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale restano rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4%.
La presidente Christine Lagarde ha sottolineato che «le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato le precedenti valutazioni sulle prospettive di inflazione a medio termine». E «se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo» del 2%, «sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria».
Il quadro economico
Nel dettaglio, l’indice dei prezzi al consumo è sceso in marzo a 2,4%, dal 2,6% di febbraio. Positivi i dati su alimentari, energia, beni, mentre resta elevata l’inflazione relativa ai servizi, 4%. Si prevede che l’inflazione oscillerà intorno ai livelli attuali nei prossimi mesi per poi scendere fino al target del 2% nel 2025.
La crescita economica è rimasta debole nel primo trimestre, e ci sono diversi fattori di rischio che potrebbero impattare negativamente nei prossimi mesi: oltre alla situazione geopolitica caratterizzata da tensioni, conflitti e incertezze, anche un’eventuale trasmissione più forte del previsto della politica monetaria potrebbe rallentare il pil. In ogni caso, le prospettive indicate vedono una ripresa più sostenuta nel corso dell’anno, grazie all’aumento dei salari e del potere d’acquisto a fronte del calo dell’inflazione, all’andamento visto positivo dell’export. E al ritorno a una politica monetaria espansiva.