Conto alla rovescia per il nuovo DEF, il Documento di Economia e Finanza che contiene le stime di bilancio per l’anno in corso e le indicazioni di politica economica per quello a venire. La presentazione è prevista per il 10 aprile ma c’è già una certezza: la Commissione UE chiederà per l’Itala l’apertura di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo.
Dopo il picco del 7,2%, infatti, l’indebitamento italiano scenderà ma non abbastanza da tenersi sotto il tetto del 3% imposto dal Patto di Stabilità UE.
Vediamo tutte le ripercussioni del caso.
Il nodo deficit e il freno alle riforme
In base alle previsioni contenute nella NaDEF, il deficit 2024 dovrebbe essere al 4,3%. Si saprà solo il 10 aprile la nuova previsione, che in base alle anticipazioni potrà essere di qualche decimo superiore ma senza raggiungere il 5%. Un netto miglioramento dal 7,2% del 2023, ma certo non si scenderà sotto il 3%.
Di conseguenza: «è scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi» ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato.
Per il momento non è però un dato particolarmente preoccupante: l’Italia deve indicare un percorso di aggiustamento con una riduzione pari ad almeno lo 0,5% all’anno.
Prevedibilmente, il DEF fornirà i primi elementi su questo fronte. Questo, insieme alle prime anticipazioni sulle linea di Governo in relazione alle prossime riforme. Tuttavia non è detto che si possano ricavare molte informazioni sulla base delle quali potrebbe essere costruito l’impianto della prossima Manovra:
Il DEF, che sarà presentato entro i primi 10 giorni di aprile, avrà una conformazione diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera […], sarà l’ultimo sottoposto al vostro esame (Camera e Senato, ndr), dal momento che la prima e la terza sezione (rispettivamente, Programma di Stabilità e Programma nazionale di riforma) saranno assorbiti dal Piano fiscale-strutturale di medio termine e dal Rapporto di monitoraggio.
Le anticipazioni su crescita 2024 e debito
Per quanto riguarda la crescita, scendono le stime sul PIL rispetto a quelle contenute nella NaDEF: si parla di un prodotto interno lordo 2024 visto all’1% contro l’1,2% precedentemente stimato. Si tratterebbe comunque di una previsione migliore rispetto a quella della stessa Commissione Europea, che stima una crescita 2024 per l’Italia pari allo 0,7% (in linea con le previsioni OCSE e FMI).
Il debito elevato richiede più attenzione sulle risorse
Ottimismo sulla crescita (l’1% non è entusiasmante, ma è sopra lo 0,9% del 2023 e migliore di molte altre stime), dunque, oltre ad una riduzione del deficit (comunque sopra la soglia prevista del patto di stabilità). E sembra si vada anche verso una flessione del debito.
Il livello del debito pubblico, per evidenti ragioni di sostenibilità, richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche e, oramai, l’innegabile necessità di misurare e monitorare gli effettivi benefici di ogni singola spesa.
Tradotto: massima allerta sui prossimi incentivi e sul finanziamento di misure e riforme che potrebbero rivelarsi troppo dispendiose.
I nuovi documenti programmatici e la sessione di bilancio
Il nuovo DEF, come anticipato da Giorgetti, si adatta alle nuove regole di governance in via di approvazione in Europa.
Che introducono il nuovo strumento di programmazione, definito Piano fiscale-strutturale di medio termine, che assorbirà il Programma di Stabilità (finora compreso nel DEF) e che per quest’anno sarà presentato entro il 20 settembre.
Il Piano sarà sottoposto a monitoraggio annuale (entro il 30 aprile) e potrà essere modificato al verificarsi di circostanze che lo rendano necessario.
Sulla seconda sezione del DEF e sugli allegati attualmente previsti, Giorgetti ha invece dichiarato di aver avviato «una riflessione sui contenuti ancora necessari e sui documenti nei quali declinarli». Non solo:
l’introduzione di una programmazione quinquennale richiede una riflessione anche sugli strumenti, le tempistiche e le procedure interne da utilizzare nell’ambito della fase autunnale del ciclo della programmazione e di bilancio.
Significa che potrebbero cambiare le scadenze della sessione di bilancio, per armonizzare le normative italiane ai nuovi documenti programmatici europei. Per approfondimenti, a questo link l’intervento integrale del Ministro Giorgetti in audizione sulla riforma della governance economica.