L’accorpamento delle aliquote IRPEF ed il taglio del cuneo fiscale sono finanziati solo per il 2024 anno. L’intenzione del legislatore sarebbe quella di prorogarle o addirittura renderle strutturali ma il rischio di non farcela è concreto. Dal 2025, sarà più difficile approvare una Manovra come quella 2024, che sostanzialmente si finanzia con il deficit dell’anno prossimo.
Questo, a causa delle nuove regole del Patto di Stabilità europeo: il nuovo accordo sui vincoli di bilancio introduce elementi di maggiore flessibilità ma anche precisi vincoli.
Nuovo Patto di Stabilità: effetti sulla Manovra 2025
Finanziare le manovre a deficit è stata una pratica di diversi Governi negli ultimi anni. Ma la Manovra 2025 in questo senso avrà paletti più rigidi da rispettare , che potevano invece contare sulla flessibilità concessa nel post pandemia. In base alle regole del Patto di Stabilità, chi come l’Italia ha il deficit sopra il 3% deve individuare un percorso di rientro con una correzione pari almeno allo 0,5% annuo.
I numeri dell’ultima NaDEF sono i seguenti: indebitamento 2024 al 4,8% del 2024, scende a -4,3% nel 2025, e al -3,5% nel 2026. Dunque, la Legge di Bilancio del prossimo anno dovrà restare in questo margine: il deficit 2025 al 4,3%.
L’Italia punta a uno sconto che potrebbe dimezzare la correzione necessaria al 2027. Per raggiungere questo obiettivo, bisogna presentare un piano, da concordare con la Commissione, che individui una traiettoria tecnica di riduzione aggiustata in considerazione degli investimenti che vengono effettuati e dell’aumento degli interessi.
In questo modo, scorporando alcune voci legate appunto agli investimenti, si potrebbe ridurre il deficit dello 0,2-0,3% annuo, che in termini assoluti significa circa 5 miliardi l’anno.
Poi, c’è la regola de debito, che va ridotto dell’1% annuo. Il sentiero al momento individuato dalla NaDEF non è sufficiente: si passa dal 140,1% di PIL 2024 al 139,9% nel 2025 e 139,6% nel 2026.
In definitiva, pur con un accordo europeo su un percorso di rientro nei parametri del Patto di Stabilità che preservi la crescita, le prossime manovre di bilancio avranno paletti stringenti da rispettare.
IRPEF e busta paga: possibile ritorno alle vecchie regole
Per l’anno prossimo c’è già un’eredita da 15 miliardi di euro generata dal taglio del cuneo fiscale per il 2024 e dal temporaneo accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF. Misure previste per il solo 2024 a causa della mancanza di risorse, pur restando in agenda.
Soprattutto la riforma IRPEF, contenuta in un quadro di Riforma Fiscale che non solo non prevede di tornare indietro rispetto ma va addirittura verso l’aliquota fiscale unica, con il principio della proporzionalità applicato in base alle detrazioni e deduzioni fiscali.