La buona notizia è che il gettito IRPEF aumenta e sale anche il numero dei contribuenti che pagano almeno 1 euro di tasse, quella cattiva è il persistere di uno squilibrio per cui quasi la metà degli italiani è incapiente, mentre il 62% dell’IRPEF viene pagata dal 13,94% dei contribuenti.
Chi dichiara fra i 35mila e i 55mila euro sostiene oltre un quinto dell’imposta sulle persone fisiche.
I dati sono contenuti nel report “La Regionalizzazione del Sistema Previdenziale italiano. Entrate contributive e fiscali, spesa pubblica per welfare e tassi di copertura dal 1980 al 2021” di Itinerari Previdenziali.
Chi paga più tasse in Italia
I dati, sottolinea Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, segnano un «miglioramento rispetto al periodo pandemico» ma non sembrano riflettere «consumi e abitudini di spesa degli italiani». E comunque segnalano lo squilibrio sopra esposto:
quasi la metà (il 47%) non dichiara redditi, […] il grosso del carico fiscale grava sulle spalle dei contribuenti che dichiarano redditi da 35mila euro in su.
Il gettito IRPEF in Italia
Il totale dei redditi IRPEF prodotti nel 2021 e dichiarati nel 2022 è pari a 894,162 miliardi, per un gettito di 175,17 miliardi, in crescita rispetto ai 164,36 miliardi dell’anno precedente. Aumentano anche i dichiaranti (41 milioni 497mila 318) e i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di IRPEF, i quali salgono a quota 31 milioni 365mila 535 euro, il valore più alto registrato dal 2008: a ciascun contribuente, corrispondono però di fatto 1,427 abitanti.
Tasse pagate per fasce di reddito
Vediamo esattamente come si scompone il gettito IRPEF.
- Il 21,29% dei contribuenti è sotto i 7mila 500 euro (in numeri assoluti, 8 milioni 832mila 792 soggetti) e paga in media 26 euro di IRPEF l’anno.
- Fra i 7mila 500 e i 15mila euro lordi l’anno ci sono 7 milioni 819mila 493 contribuenti, (il 18,84%), con un’IRPEF media annua di 358 euro. In pratica, i contribuenti delle prime due fasce di reddito, il 42,59% del totale, pagano solo l’1,73% dell’IRPEF complessiva.
- Tra 15mila e 20mila euro di reddito lordo dichiarato si collocano invece 5 milioni 459mila contribuenti, con un’imposta media annua di 1.814 euro.
- Segue la fascia da 20 a 29mila euro, 9 milioni 169mila 315 contribuenti che pagano un’imposta media di 3mila 506 euro.
Sommando tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia che il 77,84% dei contribuenti italiani versa soltanto il 25,74% di tutta l’IRPEF, e probabilmente, una percentuale ancora minore di altre imposte.
Da questo livello in poi, il numero di contribuenti scende, mentre la quota di imposte sul totale del gettito sale.
Come si vede, la fascia di reddito che sostiene il maggior peso fiscale è quella fra i 35mila e i 55mila euro: l’8,92% di contribuenti paga il 21,8% dell’IRPEF totale. Seguono i reddito fra 55mila e 100mila euro, che versano il 18,4% delle tasse.
«Sono questi i dati su cui si dovrebbe riflettere quando si discute di revisione del sistema fiscale», sottolinea Brambilla, che segnala come le percentuali dipendano «in buona parte da fenomeni di economia sommersa ed evasione fiscale, per i quali primeggiamo in Europa».
Gettito IRPEF per aree geografiche
Per quanto riguarda l’analisi geografica, il Nord contribuisce a gettito fiscale per 100,6 miliardi (il 57,43% del totale), il Centro con 38,2 miliardi (il 21,83%), mentre il Sud porta in dote 36,3 miliardi, pari al 20,74% del gettito complessivo.
La Regione in cui si pagano più tasse si conferma la Lombardia, dove poco meno di 10 milioni di abitanti versano 40,3 miliardi di IRPEF, vale a dire un importo maggiore dell’intero Mezzogiorno, che ne conta almeno il doppio, e superiore a quello dell’intero Centro Italia (11,8 milioni di abitanti).
«Se il Sud riesce a farsi carico solo del 20% del gettito complessivo nazionale è a causa di politiche economiche poco incentivanti che si sono susseguite negli anni, di forti tendenze demografiche all’invecchiamento e allo spopolamento e una burocrazia fragile che ora sta mettendo in pericolo l’attuazione del PNRR», spiega il presidente CIDA, Stefano Cuzzilla.
Secondo il quale «il Mezzogiorno ha diritto ad alta velocità e infrastrutture di avanguardia, ad una transizione digitale ed ecologica del sistema produttivo».
E non bisogna commettere «l’errore di pensare che le disparità che esistono in questo Paese facciano male solo a chi si trova sui gradini più bassi della scala reddituale. Fanno male al sistema. Se perdiamo il ceto medio perdiamo stabilità sociale e ipotechiamo il futuro».