La notizia positiva è che il 2022 ha visto aumentare sia il reddito delle famiglie sia il risultato lordo e il valore aggiunto delle imprese. Quello negativo è che l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, penalizzando in particolare i privati. Sono le principali evidenze della rilevazione Istat sui conti nazionali per settore istituzionale.
Il reddito disponibile nel 2022 è aumentato del 5,5%, spesso perchè il buon andamento delle imprese ha prodotto aumenti di stipendio. Ma il potere d’acquisto delle famiglie si è comunque ridotto dell’1,6%. Vediamo i dati.
Il valore aggiunto dell’economia
Il valore aggiunto generato nel 2022 dal complesso dell’economia nazionale ha segnato una crescita del 6,8% sul 2021, anno in cui il balzo era stato del 9,7%.
La crescita è stata trainata dalle imprese, che hanno segnato un incremento del valore aggiunto del 9,1%, contribuendo per 4,8 punti percentuali all’andamento complessivo del 2022. Le piccole imprese e i lavoratori autonomi hanno segnato una crescita del valore aggiunto del 3,6%, più contenuta rispetto all’anno precedente (+6,5%), ma che ha consentito il recupero dei livelli pre-crisi (+3,1 miliardi di euro rispetto al 2019).
Le famiglie hanno hanno fatto registrare un aumento del valore aggiunto pari al 3,4%, con un contributo di un punto percentuale alla crescita complessiva del 2022.
Inflazione, potere d’acquisto e propensione al risparmio
Il reddito per le famiglie è aumentato del 5,5%, dopo il +4,8% del 2021. In assoluto, c’è stato un incremento di 64,8 miliardi di euro.
Ma la consistente crescita dei prezzi ha determinato una contrazione dell’1,6% del potere d’acquisto, che invece nel 2021 era cresciuto del 3,2%. Questo ha fatto diminuire la propensione al risparmio, passata dal 13,8% del 2021 all’8% del 2022.
Imprese: più valore aggiunto e investimenti
Passiamo alle imprese: il risultato lordo di gestione è aumentato del 12,8%, con una dinamica più sostenuta di quella del valore aggiunto, che è invece salito del 9,1%.
Il tasso di profitto si è portato al 45,1% dal 43,6% dell’anno precedente. La dinamica positiva dell’attività produttiva ha generato un aumento di 39,5 miliardi (+8,2%) dei redditi da lavoro pagati ai dipendenti (nel 2021, +49,9 miliardi di euro) e di 4,7 miliardi di euro (+19,6%) delle imposte sulla produzione (nel 2021, +5,9 miliardi di euro).
Sono aumentati anche gli investimenti fissi lordi delle imprese e il tasso di investimento è salito al 22,9%, il livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008.
La prima voce di investimento delle imprese sono gli immobili (acquisto e manutenzione), con le spese cresciute di 14,2 miliardi di euro, pari al 34,7% (nel 2021, +2,5 miliardi e +6,4%). Sono saliti anche gli investimenti per l’acquisto di macchinari e attrezzature, +11,1 miliardi di euro (+13%), e quelli in mezzi di trasporto, +2,9 miliardi di euro (+15,8%).
Tutti i dati si riferiscono al 2022 e non incamerano la flessione dell’economia dell’ultimo anno, vanno dunque presi con le pinze. Non a caso, la NaDEF ha rivisto al ribasso la crescita 2023 (allo 0,8% dal precedente 1%).