Un primo intervento di riforma fiscale sulle aliquote IRPEF, la proroga delle misure di flessibilità in uscita in attesa della riforma pensioni, avanti con il taglio del cuneo fiscale, un mini-rinvio delle scadenze per il Superbonus (ma senza potenziamenti né riproposizioni): sono le prime misure attese nella Legge di Bilancio 2024,
Mancano pochi giorni al primo appuntamento concreto della sessione di bilancio: la presentazione della NaDEF Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) è attesa per il 27 settembre. Tuttavia, l’impressione è che la situazione sia quella descritta nelle ultime ore dal Ministeo dell’Economia, Giancarlo Giorgetti:
siamo in alto mare.
Il problema non sono le misure da inserire ma le risorse per finanziarle.
Il contesto economico della Legge di bilancio 2024
PIL, nubi sulla Legge di Bilancio 2024″ layout=”post_aside”]Negli ultimi due anni i tassi bassi, la flessibilità sulle regole del Patto di Stabilità europeo e i margini che si sono aperti grazie alla bassa crescita, hanno in qualche modo semplificato la predisposizione della Manovra economica. Ora il contesto macroeconomico è più complesso: la ripresa post-Covid si è arrestata e sono viste al ribasso le stime sul PIL 2023, rendendo i vincoli di bilancio più stringenti e riducendo le coperture per finanziare la Manovra a deficit (come, in gran parte, avverrà).
Anche la stretta monetaria della BCE rappresenta un freno. Il rialzo dei tassi rallenta l’economia, riducendo gli spazi di manovra. «Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso o di due anni fa – ha spiegato Giorgetti – avremmo avuto 14-15 miliardi in più da mettere sul fisco, ma non ci sono più. Si farà più fatica, ma si farà».
Il ruolo della NaDEF
L’elemento che in base alle attuali analisi caratterizza maggiormente la Manovra 2024 è l’aspetto finanziario. Questo rende particolarmente importante la NaDEF di fine settembre, il documento a partire dal quale si potranno fare calcoli più precisi perché basati sulle nuove stime di Governo su PIL, deficit e debito.
Le proroghe da inserire in Manovra
P Poi, ci sono le misure da inserire. Alcune sono quasi certe. Per esempio, la proroga del taglio del cuneo fiscale nella misura attuale (6-7 punti a seconda del reddito del lavoratore dipendente).
Il ministro dell’Economia ha escluso qualsiasi ipotesi di nuova cessione dei crediti edilizi (perché con i nuovi criteri di contabilizzazione UE drenano risorse) ma si parla comunque di una mini proroga del Superbonus, limitata a ristrutturazioni avviate per almeno il 60%, così da aiutare i cantieri che si sono bloccati a causa del mercato ingessato.
Il capitolo pensioni
Più problematico l capitolo pensioni, con le misure di flessibilità in uscita da prorogare: il tavolo con i sindacati non sembra aver prodotto accordi, ma è comunque necessaria una mini-proroga per evitare il brusco ritorno ai soli requisiti Fornero per la pensione ordinaria, di vecchiaia o anticipata, che creerebbe il cosiddetto scalone (da un giorno all’altro, ci vorrebbero quattro o cinque anni in più per andare in pensione).
Quasi certo, pertanto, un nuovo anno di APE Sociale e di Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi). Fra le altre ipotesi formulate nei giorni scorsi in materia di flessibilità in uscita, forme di part-time per i lavoratori più vicini alla pensione per favorire la staffetta generazionale, per quanto ancora non sia chiaro se nella formula 2024 potrebbe essere utilizzata per anticipare il pensionamento.
Il dibattito su Opzione Donna
Più complesso il dibattito intorno all’Opzione Donna, che l’anno scorso è stata ridimensionata e che i sindacati vorrebbero ripristinare in versione originaria (58-59 anni come requisito anagrafico, senza vincoli di categoria). La mediazione potrebbe essere quella di allargare a tutte le aventi diritto lo sconto di due anni sul requisito anagrafico attualmente previsto (60 anni) e che oggi si applica solo alle lavoratrici con figli (in pratica, l’età richiesta sarebbe per tutte quella dei 58 anni). Non sembra percorribile, per questione di risorse finanziarie, eliminare il vincolo che oggi riduce la platea a caregiver, disabili ed esuberi di aziende con tavoli di crisi.
Riduzione scaglioni IRPEF
Infine, la riforma fiscale. Dopo l’approvazione definitiva della legge delega, il Governo può procedere con i disegni di legge attuativi (ci sono in tutto 24 mesi di tempo). Non si esclude che un primo passaggio possa essere inserito proprio in Legge di Bilancio, in ottica di condivisione con il Parlamento e le opposizioni.
Negli ultimi giorni sembra essersi fatta più concreta l’ipotesi di ampliamento del primo scaglione, se non addirittura di accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF, applicando l’aliquota minima del 23% ai redditi fino a 28mila euro.
E’ un’ipotesi che si inserisce nel solco della legge delega e che punta nel tempo ad un sistema di flat tax (aliquota unica) da raggiungere progressivamente, con una riduzione graduale degli attuali scaglioni. Il passaggio da quattro a tre potrebbe essere il primo step, ma anche in questo caso resta da attendere la NaDEF di fine settembre per sapere che sarà possibile superare in qualche modo il nodo risorse.