Sebbene i costi delle materie prime e dell’energia stiano progressivamente scendendo, i prezzi dei prodotti restano alti generando un’inflazione da profitti che permette alle aziende di scaricare i rincari sui consumatori finali.
In calo i margini di profitto
I margini delle imprese non finanziarie nell’Eurozona sono aumentati in media di 0,6 punti percentuali e, secondo l’ufficio Studi Allianz Trade, in molti Paesi europei i prezzi di vendita sono cresciuti più di quanto sarebbe stato giustificato dall’andamento dei prezzi di acquisto, anche se con alcune disparità di settore.
Cari prezzi: i settori sotto pressione
Se i rivenditori dell’agroalimentare hanno incrementato i propri margini al 78,6% nel quarto trimestre del 2022, nelle costruzioni la quota dei profitti si è attestata al 54,4%.
Focalizzando l’attenzione sull’Italia, il ramo delle costruzioni ha aumentato i prezzi grazie alla ripresa della domanda negli ultimi due anni, mentre il credito d’imposta relativo al Superbonus ha trainato la domanda gonfiando al contempo i prezzi legati all’edilizia.
Scenari futuri
Guardando al futuro, dovremmo aver superato il picco dell’inflazione e ci si aspetta una crescita del PIL intorno all’1,1%: in questo modo l’impatto potrebbe essere positivo sull’immediato futuro, soprattutto se il Sistema Italia sarà in grado di incrementare produttività e salari.
Secondo Costantino Scozzafava, Chief Commercial Officer, Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Allianz Trade:
lo scenario rimane, tuttavia, incerto, con le aziende che si troveranno ad affrontare condizioni di incertezza geopolitica e mercati finanziari ancora instabili.
Le imprese italiane si sono sempre dimostrate resilienti ai cicli economici negativi, f”acendo leva sulla capacità di fare rete, sull’innovazione e sulla visione imprenditoriale, da sempre elementi distintivi del made in Italy”.
Da qui la speranza che si riduca anche il divario tra contrazione dei margini e rincaro dei prezzi di vendita.