Il numero dei negozi in Italia continua a diminuire: entro il 2023, si conteranno oltre 52mila imprese in meno rispetto al 2019, con un calo del -7%. Questo declino è dovuto all’inflazione e al caro-energia, che hanno eroso il potere d’acquisto delle famiglie.
Secondo lo studio “Il Commercio oggi e domani” di Confesercenti e IPSOS, il potere d’acquisto degli italiani è diminuito di 14,7 miliardi di euro negli ultimi due anni.
L’indagine sul futuro del commercio
L’indagine di Confesercenti e IPSOS ha analizzato le preferenze dei consumatori di tutte le età, dalle generazioni Baby Boomer a quella Z, per valutare l’appeal dei canali d’acquisto online e offline. I risultati mostrano che il retail tradizionale è ancora preferito per sei delle nove categorie merceologiche esaminate, nonostante la crescita dell’eCommerce.
Le generazioni e le loro preferenze d’acquisto
I Baby Boomers sono la fascia d’età più incline agli acquisti offline, mentre le generazioni Y e Z prediligono l’online. Tuttavia, la generazione Z sembra rivalutare l’esperienza d’acquisto nei negozi fisici rispetto alla precedente generazione Y.
Il calo del potere d’acquisto e l’inflazione energetica
L’erosione dei redditi reali è stata particolarmente forte nel 2022, con una perdita di potere d’acquisto di 11,8 miliardi di euro. Nel 2023, si prevede un’ulteriore riduzione di 2,9 miliardi di euro. L’inflazione energetica ha contribuito all’aumento dei prezzi al consumo, che nel 2022 hanno raggiunto l’8,2% e nei primi quattro mesi del 2023 l’8,8%.
L’effetto sui risparmi e le vendite al dettaglio
Per far fronte all’aumento dei prezzi, le famiglie hanno attinto ai propri risparmi. Nel 2022, gli italiani hanno destinato circa 52,9 miliardi di euro ai consumi, e si prevede che ne spenderanno altri 27 miliardi nel 2023. Tuttavia, neppure dar fondo ai risparmi è stato sufficiente a mantenere i livelli di consumo delle famiglie: nel 2022, il volume delle vendite al dettaglio è calato del -0,8%.
Aprire una nuova attività: le difficoltà
La mancanza di nuove aperture di negozi è un problema maggiore delle chiusure. Nel 2022, sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021, un numero insufficiente a compensare le oltre 43mila chiusure.
Il futuro e le proposte di Confesercenti
Per invertire la tendenza, Confesercenti propone una serie di interventi per sostenere i negozi di vicinato e rilanciare i consumi. Tra questi, la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, la detassazione degli aumenti contrattuali, la formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione e una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese.
Con queste misure, si potrebbe salvare quasi 30mila attività commerciali di vicinato entro il 2030.