L’inflazione si ripercuote inevitabilmente anche sull’andamento dei pagamenti commerciali, che in Italia si caratterizzano per un trend negativo segnando un aumento dei ritardi del 9,5% rispetto al 2022 nel solo primo trimestre dell’anno.
È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2023, l’Osservatorio sui pagamenti e il Credit Management in Italia organizzato da CRIBIS.
Sebbene i pagamenti alla scadenza siano avvenuti nel 40,9% dei casi, l’Italia si allontana comunque dalle principali economie industrializzate europee, come Germania, UK, Francia e Spagna, collocandosi al 19° posto in Europa dal punto di vista della puntualità.
Ad aumentare anche a causa dell’inflazione, in particolare, sono i ritardi gravi oltre 30 giorni soprattutto in alcuni settori che mostrano maggiore sofferenza, come i trasporti.
Tra i comparti che non sono riusciti a tornare ai livelli precedenti alla pandemia, inoltre, si segnalano anche le Industrie chimiche e le Industrie della ceramica, mentre a mostrare performance positive sono la Grande Distribuzione, la Distribuzione Organizzata e il ramo Energy&Telco.
Dal punto di vista territoriale, infine, il Nord Est della penisola è l’area più affidabile con il 47,9% di pagamenti regolari, mentre fanalino di coda sono le imprese del Sud e delle Isole che mostrano un comportamento meno virtuoso.