Sono oltre 31mila le piccole imprese del commercio italiane a elevato rischio usura, uno scenario allarmante messo in evidenza da Confcommercio che segnala come un’impresa su dieci attiva nel terziario percepisca un peggioramento dei livelli di sicurezza rispetto al passato. Le unità produttive coinvolte potrebbero essere tra 26mila e 46mila unità.
Le perdite complessive annuali dei settori colpiti ammontano all’8,9% del fatturato e riguardano il valore aggiunto per 7,2 miliardi di euro, mentre dal punto di vista occupazionale sono 268mila i posti di lavoro regolari a rischio.
Secondo Confcommercio l’usura rappresenta il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (25,9%), seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%). La percezione del fenomeno usura è peggiore nel Sud (31,3%), nel Nord ovest (28,9%) e a Roma (28,9%). A farne le spese sono soprattutto le imprese dei trasporti (29%) e del commercio al dettaglio non alimentare (26,4%).
Di fronte all’usura e al racket, solo il 59,4% degli imprenditori afferma di voler denunciare, mentre il 30,1% dichiara di non saprebbe cosa fare e il 5,3% pensa di non poter far nulla.
Come ha spiegato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a margine della presentazione del sondaggio:
I fenomeni criminali come l’usura, si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore.
Nel complesso, le imprese del commercio hanno perso quasi 34 miliardi lo scorso anno.