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Superbonus e cessione crediti: la linea Giorgetti

di Barbara Weisz

16 Marzo 2023 14:45

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DL Superbonus, il ministro dell'Economia chiarisce la linea del Governo: flessibilità su edilizia libera, dubbi sulle compensazioni F24 delle imprese.

Il primo tempo è finito, ora inizia il secondo, durante il quale l’arbitro rafforza il ruolo: si potrebbe sintetizzare con questa metafora calcistica la posizione, ferma, del Governo sul Superbonus e sulla cessione dei crediti edilizi. Lo strumento per introdurre i necessari correttivi è la legge di conversione del DL 11/2023 attualmente in discussione in commissione Finanze alla Camera.

La partita del Superbonus

Il fischio di inizio del ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «la stagione del Superbonus 110% non tornerà più», il meccanismo dell’agevolazione (comprensivo delle regole sulla cessione dei crediti) «ha generato 120 miliardi di debito che lo Stato dovrà pagare». L’esecutivo è già intervenuto a fine 2022 abbassando l’aliquota agevolativa al 90% (con alcune eccezioni legato ai lavori che erano già approvati o in corso), e nel febbraio scorso con il decreto legge 11/2023, bloccando la possibilità di cedere i crediti (anche qui, con una serie di eccezioni).

E’ questo il provvedimento che il Parlamento sta convertendo in legge, nell’ambito del quale, sottolinea sempre Giorgetti, l’esecutivo è «aperto al confronto per un secondo tempo sostenibile del meccanismo della cessione del credito. In futuro però le nuove agevolazioni dovranno camminare su solide gambe che tengano conto delle nuove regole di contabilità» stabilite da Eurostat.

Il punto è che i crediti d’imposta, pur non pesando sul debito, aumentano il deficit, per di più in un momento delicato: dal 2024 riprendono le regole ordinarie del fiscal compact, allentate in questi anni di crisi Covid, in realtà l’Europa sta discutendo una riforma strutturale ma resta il fatto che il Def, documento di economia e finanza, e la manovra 2024, sotto questo profilo saranno delicate.

La situazione attuale

Il Superbonus, in base alle leggi vigenti, va a ridursi progressivamente: come detto, è già sceso al 90% nel 2023, si ridurrà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Ma il problema urgente da risolvere riguarda le cessioni dei crediti. Dopo lo stop previsto dallo scorso 17 febbraio, si studiano una serie di correttivi che hanno fondamentalmente due obiettivi: risolvere alcune criticità applicative non del tutto coerenti con la ratio della norma (come quelle relative all’edilizia libera), e prevede meccanismi di flessibilità che aiutino a smaltire i crediti incagliati consentendo anche di sbloccare nuove cessioni, dove sono ancora previste dalla nuova norma. E’ su questi due fronti che il Governo esprime disponibilità.

Correttivi allo studio

Alcune modifiche, previste da emendamenti presentati, sembrano molto probabilmente destinate all’approvazione, come ad esempio quelle relative all’edilizia libera. Il dl 11/2023 consente di applicare le cessioni dei crediti a quelli già iniziati allo scorso 17 febbraio.

Per gli interventi che invece prevedono un titolo abilitativo, basta che alla stessa data quest’ultimo sia già stato presentato (oltre al fatto che ci deve anche essere la delibera di approvazione). C’è quindi una sorta di doppio binario che penalizza i lavori in edilizia libera: spesso fra il momento in cui vengono commissionati e la realizzazione passa diverso tempo, durante il quale però vengono sostenute delle spese (sia da parte del titolare dell’immobile, che magari paga un acconto, sia da parte dell’impresa, che effettua degli ordini). L’ipotesi di soluzione più probabile è quella di far valere per esempio la data in cui sono stati eventualmente pagati gli acconti.

Si parla anche, in relazione a tutte le tipologie di interventi, di eccezioni relative a particolari immobili, come per esempio gli ex IACP (case popolari), o quelli posseduti da enti del terzo settore. Piuttosto che di deroghe relative ai lavori antisismici.

Ipotesi verso lo scarto

Ci sono poi capitoli sui quali ci sono meno certezze. In primis quello delle compensazioni in F24. «Restiamo freddi sulla proposta che le banche possano utilizzare crediti di imposta in compensazione degli F24 dei loro clienti – sottolinea Giorgetti a margine di un convegno sui bonus edilizi promosso da Eutekne -. Freddi perché i numeri dell’Agenzia delle Entrate ci dicono che le banche e le assicurazioni sono lontane da aver assunto volumi di crediti d’imposta tali da non avere spazio per acquisire crediti». Altra ipotesi: consentire alle banche di usare i crediti edilizie per compensare i contributi.

Quali che siano le soluzioni che verranno approvate, in base alle dichiarazioni di Giorgetti seguiranno il seguente principio: continueremo «a confrontarci perché la questione dei crediti incagliati nei cassetti fiscali resta una delle questioni prioritarie, e ricordo che erano incagliati anche prima del decreto legge di febbraio».

Infine, la questione del Superbonus villette: attualmente resta l’agevolazione al 110% per chi ha effettuato almeno il 30% dei lavori entro la fine del settembre scorso, e li termina poi entro il 31 marzo. Ci sono emendamenti che prevedono la proroga di quest’ultimo termine al 30 giugno.