In vista dell’approvazione del Disegno di Legge Delega sulla Riforma fiscale, da martedì 14 marzo i vertici dell’Economia incontrano a Palazzo Chigi i rappresentanti delle sigle sindacali, delle Associazioni di categoria e degli Ordini professionali.
La delega fiscale è attesa in Consiglio dei Ministri giovedì 16 marzo. Nel frattempo, il confronto vede impegnato direttamente il Ministro Giancarlo Giorgetti, affiancato dal Vice Ministro Maurizio Leo e dal Sottosegretario Alfredo Mantovano.
Martedì 14 marzo si è cominciato con Cgil, Cisl, Uil e Ugl e a seguire Cofsal Unsa, Confintesa, Usb e Cisal. Mercoledì 15 marzo, sono in programma gli incontri con Confindustria, Abi, Confapi, Confimi, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Cia, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Federterziario, Confeservizi, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri. Auditi anche Ania, Ance, Confedilizia, Alleanza Cooperative, Confcooperative, Unicoop, Cndcec (Commercialisti), Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Confprofessioni, Assoprofessioni, A.N.T.I. (Tributaristi Italiani).
I principi della Delega fiscale
In occasione del primo confronto con le parti sociali, il Governo ha illustrato ai sindacati le linee programmatiche e i principi della delega, per un “Nuovo Fisco” che mira anche ad una revisione organica del sistema tributario italiano e che prevede l’adozione dei decreti delegati entro 24 mesi dall’entrata in vigore della Legge delega. Come sintetizza la nota di Palazzo Chigi, si tratta di:
un’ampia delega per rivoluzionare in modo strutturale il sistema fiscale italiano dopo 50 anni dall’ultima riforma complessiva che risale agli anni ’70 (Legge delega n. 825 del 1971).
I rappresentanti dell’Esecutivo hanno assicurato apertura al dialogo e al confronto durante l’iter parlamentare di approvazione della delega e dei provvedimenti attuativi. In base alle linee programmatiche ribadite nel corso del vertice odierno:
la Riforma mira a favorire il lavoro dipendente, con l’obiettivo prioritario di aiutare le famiglie, i giovani e le donne, ridurre la pressione fiscale per le aziende, aumentare l’occupazione e gli investimenti, semplificare gli adempimenti, favorire la collaborazione con il Fisco e incentivare il rientro dei capitali.
Sulla lotta all’evasione fiscale, in particolare, sono previste misure specifiche per l’adempimento spontaneo.
Le ragioni delle parti sociali
Sul tavolo ci sono dunque previsioni di razionalizzazione del regime sanzionatorio, amministrativo e penale, di semplificazione burocratica, di riduzione del tax gap, la riforma IRPEF, la riduzione IRAP, l’introduzione dell’IVA zero, la nuova tassazione dei redditi finanziari, le defiscalizzazioni per le imprese che assumono e investono e il nuovo approccio alla riscossione.
I sindacati non vedono tuttavia di buon occhio i contenuti della riforma finora anticipati dal Governo. Il pomo della discordia è soprattutto la progressività delle imposte, che si tema venga messa eccessivamente a rischio. Perplessità anche su riduzione scaglioni IRPEF e taglio delle detrazioni. L vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, ha dichiarato:
non siamo d’accordo né sulla riduzione delle tre aliquote, perché va a favorire i redditi alti e altissimi, né sulla flat tax, che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla Costituzione: non si tratta così un tema che riguarda tutti.
Meno ostile è previsto essere il fronte delle imprese e del mondo delle professioni. Da cui arrivano anche precise richieste. A partire dalla riduzione della pressione fiscale. Con tale finalità, secondo Confcommercio, la riforma delle aliquote IRPEF e la flat tax incrementale per i dipendenti potrebbero rivelarsi un utile strumento per il recupero del potere d’acquisto.
Tra i punti dell’agenda di Governo su cui si dichiara in sintonia ci sono anche l’intervento programmato sullo Statuto del Contribuente e le revisione delle procedure di riscossione (accertamento e compliance). Maggiori dubbi permangono sull’abolizione IRAP, dal momento che non riguarda le piccole imprese e che pertanto rischia di generare sperequazione, in particolare nel commercio, fuori anche dall’attuale flat tax e già penalizzate dalla concorrenza delle piattaforme web.
Il timore di fondo, come spiega la Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo, che la frenata dei consumi dovuta all’inflazione e alle continue incertezze economiche, possa peggiorare il quadro della situazione. Soprattutto se non si interviene sui redditi sotto o 28mila.