Lo studio Cerved “Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up” registra una drastica flessione delle nuove imprese, con tassi di natalità in brusco calo soprattutto nel Mezzogiorno e nel Nord Ovest. In valori assoluti sono Campania (-1.484 aziende), Lombardia (-1.366) e Lazio (-1.325) le regioni ad aver subito i cali maggiori.
In tutta Italia, mancano all’appello quasi 10mila startup nel 2022 (dato peggiori persino di quello Covid del 2019), con un potenziale impatto occupazionale che potrebbe mettere a rischio 27mila posti di lavoro. Il contraccolpo maggiore si avverte al Sud e Isole, essendo le startup la primaria fonte di nuova occupazione (il 32% nel 2021).
I motivi di questo brusco freno sono facili a immaginarsi: rallentamento dell’economia, aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse, incertezza dei mercati. Un campanello d’allarme su cui pone enfasi Andrea Mignanelli, Ad Cerved:
Lo sviluppo di nuova impresa è un indicatore chiave per monitorare la congiuntura economica e il dinamismo di settori e territori.
La diminuzione di nuove startup è dunque un segnale da non trascurare perché, come rivela l’analisi storica sui bilanci, negli ultimi 15 anni sono state il motore della crescita occupazionale. Di fatto, con 10mila nuove imprese in meno si rischia di registrare un calo di fatturato pari a 2,5 miliardi.
Oltre alle utilities, i settori che hanno pagato di più lo scotto del caro prezzi dovuto all’inflazione sono anche quelli che hanno registrato i dati peggiori: prodotti da forno e pasticceria industriale, produzione di ortofrutta, prodotti per l’agricoltura e fertilizzanti, trasporti marittimi.
A reggere sono invece le imprese del settore TLC (spinte dagli investimenti in digitalizzazione finanziati dal PNRR) e quelle del facility management (in ripresa dopo la ripartenza post-Covid). Il settore Costruzioni è invece a bivio, vista la crisi emersa a fine 2022 che si manifesterà da qui ai prossimi mesi.