La strategia vincente è stata la “democratizzazione del tartufo”: così la definisce Olga Urbani, presidente di Urbani Tartufi, che raggiunge 70 paesi nel mondo e vanta sei generazioni di imprenditoria. Un’azienda familiare nata a Scheggino in Umbria, dove ancora oggi ha il suo stabilimento produttivo principale.
Una storia che intreccia tradizione, Made in Italy, innovazione, rapporto con il territorio e respiro internazionale. Coniuga e valorizza i saperi di un territorio, che ha a sua volta generazioni di cavatori, come si chiamano i cacciatori di tartufo. E li rende internazionali.
Gli ingredienti della strategia: un’innovazione di prodotto («abbiamo creato tanti prodotti a base di tartufi»), rendendo più abbordabile il tartufo (un prodotto molto caro). Una precisa cultura imprenditoriale che si lega al territorio (ad esempio, con il Museo del tartufo, e l’Accademia del tartufo). Partner come Amazon Business, la piattaforma per gli acquisti aziendali: per un’azienda che si trova a Scheggino, un piccolo centro, un marketplace che fa arrivare tutto in tempi competitivi fa la differenza. Internazionalizzazione ed export: l’80% del prodotto viene venduto sul mercato estero, ha sedi 14 sedi estere, per esempio negli Usa, la prossima frontiera è il mercato asiatico.
Urbani Tartufi alla sesta generazione di imprenditoria
Urbani Tartufi esiste dal 1852 e ha appena festeggiato i 170 anni di storia. Che si intrecciano con quelli di un intero territorio, Scheggino, nel cuore dell’Umbria, vicino a Spoleto, non lontano da Assisi. Nel primo stabilimento fondato alla fine dell’800 da Paolo Urbani, dal 2012 c’è il Museo del Tartufo. Un pezzo di storia dell’industria e del commercio, con le antiche macchine per la lavorazione, gli ordini, le foto dei carichi che partivano in nave, i premi e i riconoscimenti.
Oggi ai vertici del’azienda c’è la quinta generazione della famiglia Urbani: Olga presidente, i fratelli Carlo e Giammarco amministratori delegati. La crescita dell’azienda ha comportato anche uan managerializzazione, c’è un direttore generale. ci sono responsabili di sezione. La sesta generazione è rappresentata al momento dai figli di Olga, Luca e Francesco, che hanno dato vita a Truffleland, un progetto che ripopola le tartufaie, coltivando piante micorrizate, che quindi producono tartufi.
Il progetto Truffleland
La crisi climatica impatta negativamente sulla produzione del tartufo, se ne raccoglie sempre di meno nei boschi. Da qui, l’idea di creare delle tartufaie. L’innovazione in azienda in questo caso l’hanno portata i figli di Olga, Luca e Francesco. «Mi hanno praticamente piantato le prime piante nel giardino di casa» racconta la presidente. Una nuova frontiera della filiera del tartufo, su cui il paese più all’avanguardia è la Spagna. «Hanno mesos le tartufaie 20 anni prima, e ora hanno un vantaggio enorme».
A Scheggino, Truffleland è nato nel 2017. Si seminano piante da tartufo, si separano le serre suddividendole per tipologia di prodotti: nero pregiato, nero Norcia, estivo, e bianchetto. Dal momento in cui si coltiva la pianta a quello in cui produrrà i primi tartufi passano diversi anni. Truffleland di propone come una via sostenibile ed ecologica per il recupero delle zone abbandonate e per l’aumento della redditività dei terreni montani incolti. E si rivolge a chiunque abbia un terreno adatto alla tartuficoltura con un innovativo modello imprenditoriale, appassionante e redditizio, attraverso un servizio di consulenza chiavi in mano e la possibilità di ottenere redditi immediati, grazie al servizio di ritiro della merce con pagamento alla consegna da parte di Urbani Tartufi.
Al momento, Urbani Tartufi commercia l’80% della materia prima fuori dall’Italia: Francia, Spagna, Bulgaria, Romania. «Per questo è importante Truffleland», segnala Olga Urbani. La produzione è interamente a Scheggino, «facciamo fare quattro o cinque cose in America, qualche cosa in Germania», ma il cuore produttivo resta l’Umbria, dove lavorano 130 degli oltre 300 dipendenti del gruppo nel mondo. Le 14 sedi estere sono sostanzialmente uffici commerciali, che seguono mercati e clienti del posto. Dopo essere diventato il primo fornitore di tartufi degli Usa, Urbani Tartufi parte all’attacco dell’Asia.
L’innovazione, di prodotto e non solo
L’innovazione e la crescita continua fanno parte del Dna aziendale. «Il concetto di cultura imprenditoriale mi è stato trasmesso con grande chiarezza, e anche severità, da mio padre in particolare» ci racconta Olga Urbani, che è Cavaliere del Lavoro. «L’azienda è fatta da tutte le persone che interagiscono. Bisogna essere pronti all’ascolto, al dialogo, e avere sempre tensione a chiarire e costruire». Il gruppo ha 85 milioni di fatturato, in crescita del 37 per cento sull’anno scorso, quindi «abbiamo avuto un anno molto uono per il fatturato», ma la sfida arriva adesso, perchè bisogna renderlo strutturale.
La generazione attualmente ai vertici dell’azienda è quella che sostanzialmente ha fatto il salto dimensionale. Grazie, appunto, alla democratizzaizone del tartufo. «Abbiamo creato tanti prodotti a base di tartufo, a prezzi accessibili».Questo ha comportato ancheu notevole sforzo di marketing, fino a vent’anni fa nel mondo non c’era una grande conoscenza del tartufo. «Ancora otto anni fa a Shanghai – racconta Olga Urbani – in fiera, uno vede un cesto di tartufi, ne prende uno e lo spezza. Il tartufo bianco spaccato non vale piu niente. Ho pensato: qui bisogna lavorare con gli chef. Adesso la situazine è cambiata, la conoscenza è cresciuta in maniera esponenziale». E i prodotti tartufati abbattono anche la barriera del prezzo,
Innovazione continua anche di processo, sempre a braccetto con al tradizione. L’Accademia del Tartufo è un centro tecnologico e gastronomico punto di riferimento per Chef e appassionati di tartufo a livello internazionale. La tartuficoltura di Truffleland coniuga le più avanzate tecniche dell’agricoltura moderna a quelle tradizionali che consentono di riqualificare zone abbandonate, montane o collinari garantendo la sopravvivenza di specie autoctone e preservando la biodiversità. A livello di gruppo, in vista c’è l’ingrandimento dell’impianto produttivo, previsto per la prossima primavera.
Il procurement con Amazon Business
La partnership con Amazon Business ha potenziato l’ufficio acquisti, e ha liberato energie per attività core. Nel 2022, i dipendenti dedicati ai processi di procurement sono solamente 12, e non vi è più la necessità di utilizzare i propri dipendenti per andare a comprare fisicamente quegli articoli che non potevano essere spediti dal venditore, grazie alla possibilità tramite la piattaforma di scegliere il metodo di consegna più consono, indicando anche eventuali esigenze quali gli orari di consegna, o la spedizione di diversi articoli in un unico giorno e in un numero limitato di colli. I vantaggi ottenuti: maggiore efficienza operativa, risparmio di costi e tempistiche spesi nella ricerca dei prezzi migliori e del fornitore più vicino.
La piattaforma consente anche i scegliere politiche di sostenibilità. Attraverso le funzioni di Guided Buying Sustainability, Urbani Tartufi ha migliorato le proprie scelte in ambito di CSR, andando a preferire articoli che garantiscono un minore impatto ambientale, sia a livelli di produzione, sia di consegna e trasporto. L’azienda è sempre stata attenta e sensibile alla sostenibilità lato prodotto/processi interni. Urbani Tartufi pianta 200mila alberi da tartufo l’anno, e quella offerta da Amazon Business è un’ulteriore attività di sostenibilità concreta che permette di ampliare l’impegno a supporto della comunità locale e non solo. Anche a livello di procurement, il brand vuole essere coerente con le proprie policy interne e privilegiare i fornitori che hanno a cuore la sostenibilità, andando a scegliere le realtà che soddisfano certi requisiti.