L’ISTAT conferma le stime preliminari sull’inflazione di dicembre a +11,6%, e calcola i dati definitivi sull’anno appena concluso. Che, come previsto, è da record: nel 2022 i prezzi sono saliti dell’8,1% con l’indice dei prezzi al consumo più alto dal 1985, quando chiuse con un progresso del 9,2%.
Le componenti che pesano maggiormente restano l’energia e gli alimentari freschi, mentre al netto di queste voci l’inflazione di fondo 2022 è aumentata del 3,8%, scorporando i soli beni energetici la crescita è invece del 4,1%. L’inflazione acquisita per il 2023 (la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto l’anno) è pari a +5,1%, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu +1,8%.
Il picco è stato registrato in ottobre e novembre, con l’indice dei prezzi al consumo all’11,8%.
Il rallentamento di dicembre su base tendenziale è dovuto in particolare alla decelerazione dei prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +56,6% a +54,5%), dei trasporti (da +6,9% a +6,2%) e dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,6% a +13,1%). Per macro-categoria, flessione per il prezzo dei beni (da +17,5% a +17,1%), parzialmente controbilanciata dall’accelerazione dei servizi (da +3,8% a +4,1%).
Come si vede, fra i beni il rallentamento maggiore riguarda proprio gli energetici. Più in dettaglio, rallentano i prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero (da +239,0% a +219,3%; -2,8% il congiunturale), il gasolio per riscaldamento (da +32,0% a +24,2%; -7,1% da novembre), il gasolio per i mezzi di trasporto (da +13,4% a +9,5%; -4,5% rispetto al mese precedente), mentre accelerano gli altri combustibili solidi (da +28,8% a +31,1%; +2,1% il congiunturale) e gli altri carburanti (da +5,2% a +6,1%; +1,9% sul mese).
Per quanto riguarda la benzina, la variazione tendenziale dei prezzi risale lievemente, pur rimanendo su valori negativi (da -3,2% a -2,7%; -0,5% rispetto a novembre). Da segnalare il calo congiunturale (di -8,5%) dei prezzi del gas in città e gas naturale mercato libero.
Effetto di contenimento della dinamica dei prezzi dei beni attribuibile anche all’indebolirsi delle spinte al rialzo dei beni alimentari, i cui prezzi evidenziano un’attenuazione del ritmo di crescita su base annua (da +13,2% a +12,8%; +0,2% da novembre). In particolare, la tendenza al rallentamento riguarda gli alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%; -0,6% sul mese), la frutta fresca e refrigerata (da +6,9% a +4,2%; -3,1% il congiunturale), i vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +14,8% a +7,0%; -2,0% rispetto al mese precedente).
Per quanto riguarda la ripartizione geografica, inflazione in dicembre sopra la media nazionale nelle Isole (in rallentamento da +14,1% a +13,9%) e al Sud (stabile a +11,7%), mentre è al di sotto al Nord-Est (in decelerazione da +11,8% a +11,5%), al Nord-Ovest (stabile a +11,4%) e al Centro (in rallentamento da +11,5% +11,0%).
Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e tra i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti (Figura 6), l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+14,7%), Palermo (+14,6%) e Messina (+13,9%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,2%) e Aosta (+8,5%).
Nel corso del 2022, si evidenzia la progressiva accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi al consumo, passata dal +5,6% del primo trimestre 2022, al +6,9% e al +8,4% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre, per finire, nel quarto, a +11,8%- Come detto, il trascinamento sul 2023 è ampio, pari a +5,1%.