Caro benzina: si apre il dialogo, sciopero congelato con riserva

di Anna Fabi

Pubblicato 13 Gennaio 2023
Aggiornato 10 Aprile 2024 07:16

I benzinai congelano lo sciopero del 25 e 26 gennaio in attesa di sviluppi dopo il Trasparenza: vertici e tavoli tecnici con distributori e consumatori.

Sciopero congelato con riserva: i benzinai non tornano completamente indietro sull’astensione dal lavoro proclamata per il 25 e 26 gennaio contro il Decreto Trasparenza, e in generale contro le accuse di speculazione sui prezzi della benzina, ma la sospendono dopo il vertice con il Governo del 13 gennaio.

I gestori riuniti in tre associazioni di categoria, Faib Confesercenti, Fegica, Figisc/Anisa, esprimono apprezzamento per «il chiarimento avuto con Governo che ripristina una verità inequivocabile: i gestori non hanno alcuna responsabilità per l’aumento dei prezzi, né per le eventuali pretese speculazioni di cui si è parlato. Per quello che riguarda le organizzazioni dei benzinai, le polemiche finiscono qui».

Il capitolo però non è chiuso: il percorso di dialogo intrapreso con l’esecutivo «può portare a rivalutare» lo sciopero proclamato per fine mese, che al momento viene «congelato seppure con la riserva per una sua sospensione in funzione dell’esame del testo del decreto una volta emanato».

Nel frattempo al MiMIT c’è stato anche un vertice con le associazioni dei consumatori, che chiedono regole più efficaci contro il caro carburante.

Vertice Governo-benzinai

Partiamo dal vertice con i benzinai. Ora bisogna capire che cosa succederà, perchè il comunicato dei gestori indica come fondamentali non solo il dialogo aperto con Palazzo Chigi, ma anche i contenuti del decreto Trasparenza. Il provvedimento è stato in effetti già corretto in corsa dal Governo, che sul fronte del caro carburanti ha aperto alla possibilità di nuovi tagli delle accise, ma per il momento non ha operato gli sconti. Non sembra, invece, che ci siano marce indietro sulle nuove regole relative agli obblighi di comunicazione, uno dei punti su cui si registra la contrarietà dei gestori.

Il decreto Trasparenza prevede il nuovo obbligo di indicare, oltre al prezzo dei carburanti praticato, anche quello medio giornaliero calcolato dal ministero.  E introduce anche sanzioni a chi non adempie a questo obbligo, che possono portare alla chiusura dell’impianto, da 7 a 90 giorni.

«Una vera e propria babele cartellonistica», segnala Giuseppe Sperduto, Presidente di Faib Confesercenti, secondo il quale il nuovo obbligo rischia anche di creare «confusione nei consumatori», oltre ad esporre i gestori a nuove sanzioni. Secondo Sperduto si apre anche ««un vulnus nella regolamentazione europea in materia di concorrenza: siamo curiosi di sapere cosa ne pensa l’antitrust».

Il punto fondamentale comunque è rappresentato dal fatto che i benzinai sottolineano di non essere responsabili di alcuna speculazione sui prezzi, fra le motivazioni dello sciopero, ora congelato, il fatto che il Governo «scarica la responsabilità sui gestori, che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati» I benzinai protestano con quella che definiscono «ondata di fango contro una Categoria di onesti lavoratori».

I prossimi incontri

In ogni caso, dopo il vertice a Palazzo Chigi, come detto, la mobilitazione viene congelata, in nome della volontà comunque di risolvere il problema: «ora è il momento di lavorare seriamente per restituire efficienza e piena legalità alla rete. Già nei prossimi giorni, le organizzazioni dei gestori si rendono disponibili ad affrontare i temi sul tavolo e a individuare strumenti anche normativi utile ad affrontare sia la contingenza che soprattutto la prospettiva».

E’ stato deciso di proseguire con i lavori del tavolo a Palazzo Chigi, con un nuovo incontro fissato per martedì 17 gennaio. Il Governo, in base a quanto si apprende, ha rassicurato i gestori sulla volontà di collaborare: «non c’è nessuna volontà di fare scaricabarile», ha dichiarato la premier, Giorgia Meloni. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha spiegato che le misure adottate servono a contrastare l’inflazione e i fenomeni speculativi «a tutela dei distributori».

La situazione è in divenire, il prossimo momento importante sarà la riunione del 17 gennaio.

Le richieste delle associazioni dei consumatori

Nel frattempo, c’è stato anche un altro incontro, al ministero delle Imprese e del Made in Italy, con le associazioni dei consumatori. Al termine, Udicon, Adoc, Adusbef, Adiconsum, Associazione Utenti Dei Servizi Radiotelevisivi, Assoutenti, CTCU, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa Del Cittadino dichiarano di aver rappresentato le proprie richieste «chiedendo in particolare provvedimenti su tassazione e lotta alla speculazione», e sollecitando «interventi volti ad assicurare l’adozione di regole più efficaci per contenere i rialzi dei prezzi».

Il caro carburanti secondo le associazioni è «principalmente dovuto al peso di accise, IVA e imposte regionali», alla «volatilità del mercato, fortemente condizionato dal contesto internazionale», e alla «mancanza di regole e di sistemi di controllo efficaci».

Secondo i consumatori, bisognerebbe tagliare le tasse sulla benzina, la proposta è l’introduzione di «un’accisa mobile capace di ridimensionarsi proporzionalmente all’andamento delle quotazioni e dei prezzi», oltre alla riduzione dell’aliquota IVA, oppure alla sua sterilizzazione, anche in forma parziale. Infine, si chiede «un sistema di regole più efficace, capace di contenere gli effetti negativi dell’andamento dei prezzi al consumo a partire dalla tassazione degli extraprofitti, nazionali e internazionali», con un accordo sottoscritto dagli Stati.