Il settore manifatturiero in Italia si caratterizza per un duplice trend che vede una minoranza di imprese in grado di trainare lo sviluppo e l’economia nazionale, ottenendo performance straordinarie in un anno critico per la ricerca di una ritrovata normalità e in un contesto di mercato particolarmente complesso.
Questo è quanto si evince dalla quarta edizione dell’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS.
Analizzando i bilanci 2021 di un campione di 73mila aziende italiane, emerge come solo il 7,1% del totale delle imprese riesca a garantire parametri di competitività considerando la crescita dei ricavi, la marginalità industriale e creazione di valore aggiunto.
Sono 5.198 le aziende che navigano controvento, generando l’8,9% dei ricavi, il 21% dell’Ebidta e il 14% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana e mostrando una superiore capacità competitiva rispetto alla componente “non controvento” della manifattura. La forbice tra le due categorie, comunque, si sta progressivamente accorciando: considerando i ricavi tra il 2016 e il 2021, quelli delle 5.198 imprese controvento sono cresciuti del 74%, mentre il resto delle imprese è cresciuto del 23%.
Focalizzando l’attenzione sulla localizzazione delle imprese controvento, inoltre, il report evidenza un ritorno della concentrazione di competitività nelle Regioni che vantano una maggiore tradizione manifatturiera: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, che insieme guadagnano terreno all’interno del gruppo raggruppando il 72,5% delle imprese e l’84,4% dei ricavi.
È il Nord-Est, in particolare, a confermarsi come la macroarea in grado di ospitare proporzionalmente un maggior numero di imprese e ricavi controvento. Anche alcune Regioni della dorsale adriatica (Marche e Puglia) e del Mezzogiorno (Basilicata), inoltre, vantano specifiche specializzazioni produttive.