Per l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la Manovra 2023 si dimostra prudente sulle finanze pubbliche tenendo basso il costo del debito («si valuta positivamente il sentiero di riduzione del disavanzo in rapporto al PIL nel prossimo triennio») ed anche sugli interventi per famiglie e imprese contro il caro prezzi, considerando che il picco è atteso nel trimestre in corso mentre da gennaio «la dinamica dei prezzi dovrebbe gradualmente ridursi».
Cartellino giallo, invece, per alcune misure fiscali (sanatorie su un pericoloso crinale), pensionistiche (novità poco attrattive e perequazione instabile) e in ambito lavorativo (taglio del Reddito di Cittadinanza senza contestuale riforma né alternative per il reinserimento).
Sono i principali rilievi espressi dall’UPB in audizione sulla Legge di Bilancio in commissione alla Camera, dopo quelle di Bankitalia e Corte dei Conti. Vediamo in dettaglio l’analisi dei conti e delle singole misure.
Misure contro il caro energia prudenti
Positivo il commento sulle misure contro il caro energia limitate al primo trimestre 2023: «va sottolineato l’impegno del Governo a mantenere, in continuità con il Governo precedente, un approccio cauto. Esse sono limitate nel tempo, estendendosi al solo primo trimestre del 2023».
Come detto, l’UPB sottolinea le stime in base alle quali le tensioni sull’inflazione dovrebbero progressivamente ridursi. Tuttavia, se ciò non succedesse bisognerà prevedere «sia una più decisa concentrazione degli aiuti sulle famiglie e imprese maggiormente bisognose, sia adeguate coperture per evitare aumenti inattesi di disavanzo».
Di conseguenza, viene indicato il rischio di impatto negativo sui conti pubblici: «un saldo primario peggiore di quanto atteso nella NADEF potrebbe mettere a rischio la discesa del debito in rapporto al PIL». In ogni caso, il Governo dovrà affrontare «la necessità di prevedere un’ordinata riduzione di tali misure temporanee per evitare repentini peggioramenti delle condizioni economiche di famiglie e imprese».
RdC senza riforma strutturale
Sul Reddito di Cittadinanza, nel corso degli anni si sono manifestate diverse criticità, «in particolare con riferimento al sostegno di coloro che non riescono a collocarsi nel mercato del lavoro». Quindi, segnala l’UPB, la previsione di una riforma organica è coerente con l’ampio dibattito sulla necessità di interventi correttivi per renderlo più efficace come mezzo sia di contrasto della povertà sia di sostegno a chi non riesce a trovare un’occupazione. Tuttavia, anche alla luce del fatto che il RdC costituisce un LEP sarebbe stato opportuno prevederne l’abolizione contestualmente all’introduzione di un nuovo strumento.
Le misure sulle pensioni
Sulla Quota 103, l’UPB condivide la relativa prudenza delle stime del Governo degli utilizzatori, che si colloca tendenzialmente a metà fra gli aventi diritto e le previsioni di adesione minima. In base a queste previsioni, a utilizzare questo strumento darebbero circa 41.100 lavoratori nel 2023, 29.200 nel 2024 e ulteriori 4mila nel 2025.
Mentre non ritiene particolarmente attrattiva l’incentivo alternativo per la permanenza al lavoro di chi matura il requisito con la scelta della decontribuzione a favore del versamento delle analoghe somme in busta paga.
I tagli alla rivalutazione pensioni non presentano particolari rischi di costituzionalità, ma l’UPB critica le molteplici misure che si sono succedute negli ultimi anni sull’indicizzazione, evidenziando «la criticità di modifiche frequenti all’indicizzazione con la finalità di recuperare risorse a copertura di altri interventi, interni o esterni al sistema pensionistico. Le regole di indicizzazione dovrebbero auspicabilmente costituire un tassello il più possibile stabile del sistema, parte di quel nuovo assetto strutturale delle pensioni la cui definizione, non a caso, è rimandata nel tempo e supplita con interventi a corto raggio ma costosi per le finanze pubbliche come Q100, Q102 e adesso Q103».
=> Bankitalia e Corte dei Conti contro flat tax e riforme slittate
Critiche alla tregua fiscale
Infine, c’è una critica di fondo sulla tregua fiscale: ripetuti interventi su questo fronte, al di là degli effetti positivi sul gettito, dovrebbero maggiormente considerare gli effetti che le «aspettative su futuri condoni determinano sulla riduzione della riscossione coattiva ordinaria e dei versamenti per adeguamento spontaneo», e l’impatto «sull’equità complessiva del sistema fiscale».