Gli stipendi italiani valgono oggi il 12% in meno di quelli del 20228, facendo quadagnare al nostro Paese la maglia nera tra le economie del G20: lo rileva il Rapporto sui Salari Globali 2022-23 (Global Wage Report) dell’Organizzazione mondiale per il Lavoro (ILO).
La crisi inflazionistica ed il rallentamento della crescita economica penalizza in realtà le retribuzioni mensili reali di moltissimi Paesi.
Il 2022 sta facendo segnare numerosi record negativi, come ci sta ricordando l’ISTAT con le sue rilevazioni periodiche. Ed anche a livello internazionale si registrano “scompensi” come quelli che riguardano la crescita degli stipendi mensili globali, per la prima volta negativa (-0,9%).
In media, il calo del valore dei salari nei paesi avanzati del G20 è stato nel 2022 pari al 2,2%, mentre nelle economie emergenti sono cresciuti dello 0,8%. Significa che le differenze ci sono e che alcuni Paesi performano peggio, come l’Italia.
Il problema di fondo è la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni: se continua questa deriva, non soltanto aumenteranno le disparità di reddito ma si sconfinerà nella soglia di povertà per chi ad oggi si colloca nella fascia degli “stipendi bassi”.
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In pratica, la ripartenza post-Covid è stata annientata dalla crisi inflazionistica, che assieme al generale rallentamento della crescita economica sta peggiorando la situazione salariale italiana, dove non sono previste rivalutazioni né valgono le chimere di Governo su premi di produzione da migliaia di euro.