«Presto le bollette saranno più basse», ha spiegato Mario Draghi al termine del vertice del Consiglio UE, che ha trovato l’accordo sul prezzo del gas. Il motivo non è una risoluzione della crisi ucraina ma l’intervento in arrivo contro «la componente speculativa rilevante» che alimenta il rialzo dei prezzi dell’energia.
Ad agosto il gas è arrivato vicino ai 350 euro mentre oggi è a quota 116 euro (praticamente un terzo) e, dopo l’annuncio dell’accordo sul price cap dinamico, ha perso un altro 11%. Ora bisogna capire se, e come, questo andamento proseguirà. Ma se, come sembra probabile, l’accordo UE porrà davvero un freno alla speculazione, ci sono speranze per tutti di un reale risparmio sulle bollette, sia del gas sia dell’energia elettrica.
In ogni caso, ha spiegato Draghi, l’Italia è tra i Paesi messi meglio sul fronte degli approvvigionamenti. Sul fronte domestico, il governo italiano si è mosso con la massima determinazione fin dall’inizio.
Siamo il Paese UE che ha più diversificato le fonti, con una riduzione di circa due terzi della dipendenza dalla Russia. Abbiamo accelerato sulle energie rinnovabili e speso oltre 60 mld per aiutare famiglie e imprese.
Il tutto, lasciando invariati gli obiettivi di finanza pubblica, grazie all’effetto positivo di crescita e inflazione (quest’ultima ha comportato un extragettito servito a finanziare i vari decreti Aiuti).
Anche l’Europa, come ha sottolineato nei giorni scorsi la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha stoccaggi al 92%, tali quindi da garantire l’approvvigionamento per l’intero inverno.
E allora perchè era necessario un accordo sul tetto di prezzo? Perché il problema era esattamente questo, ha spiegato Draghi, il prezzo e non l’approvvigionamento, sul quale comunque tutti gli Stati erano già intervenuti. E c’è sempre stato l’accordo europeo su stoccaggi e acquisti comuni. Quel che mancava era un segnale forte e chiaro dell’Europa, che di gas ne acquista parecchio. In parole semplici, un meccanismo che fermasse la speculazione.
La buona notizia è che alla fine i 27 partner comunitari hanno trovato la quadra. I vertici servono a superare le differenze per arrivare a una decisione comune, ha ricordato Draghi. Decisione comune che, ha concluso il premier uscente, «ci fa tutti più forti».
Il bicchiere mezzo vuoto? Per arrivare a questo risultato ci sono voluti sette mesi. Di guerra e crisi a tutti i livelli.