Ignazio La Russa è il nuovo presidente del Senato: l’assemblea di Palazzo Madama lo ha eletto alla prima votazione con 116 preferenze. Per il quorum sarebbero comunque bastati 104 voti, perchè alla prima votazione è necessario avere almeno il 50% del totale dei senatori.
Fra i fondatori di Fratelli d’Italia, precedentemente dirigente di Alleanza Nazionale e prima ancora del Movimento sociale italiano, La Russa ricopre dunque ora la seconda carica dello Stato. La sua elezione era ampiamente attesa, trattandosi del candidato forte indicato dal partito di Giorgia Meloni, leader della maggioranza del Centrodestra in base al risultato elettorale del 25 settembre.
Non sono tuttavia mancati, nei giorni scorsi, le tensioni all’interno della coalizione: Forza Italia e Lega ambivano ad un proprio esponente alla presidenza del Senato ma, alla fine, i voti si sono concentrati su La Russa già in sede di prima votazione, quindi con una maggioranza più forte di quella che sarebbe stata richiesta dalla terza votazione in poi (maggioranza dei votanti e non degli aventi diritto).
Tra l’altro, una ventina di voti che potrebbero essere arrivati dall’opposizione. Su 18 senatori di Forza Italia, solo 2 hanno votato (fra i quali Silvio Berlusconi) mentre gli altri si sono astenuti. Al netto di questi voti, la maggioranza disponeva di 99 voti e quindi ce ne sono 17 che sono arrivati dalle opposizioni.
Immediate le speculazioni politiche sulla provenienza di questi voti: Azione-Italia Viva? Movimento 5 Stelle? Renzi smentisce categoricamente che siano arrivati dal terzo polo.
Le prime parole del presidente del Senato sono stati i ringraziamenti a tutti coloro che lo hanno votato, e i saluti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al senatore a vita Giorgio Napolitano, alla presidente uscente Elisabetta Casellati e alla senatrice a vita Liliana Segre, che ha aperto l’assemblea in qualità di presidente provvisorio (“presidente non provvisoria, ma morale del Senato” l’ha definita La Russa). La conclusione del suo discorso è una “sincera promessa”:
cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti.
Giorgia Meloni, futura presidente del Consiglio, dal canto suo ha ringraziato “tutti coloro che, con senso di responsabilità e in un momento nel quale l’Italia chiede risposte immediate, hanno consentito di far eleggere già alla prima votazione la seconda carica dello Stato”.
Intanto alla Camera i lavori si sono conclusi dopo che le tre votazioni del primo giorno non hanno portato all’elezione del presidente. Era prevedibile che i tempi fossero più lunghi a Montecitorio, anche in considerazione del diverso regolamento (al primo voto ci vuole il 75% dei deputati, negli altri due il 75% dei presenti). Si riprende venerdì 14 ottobre. Fino a poco fa sembrava in pole position il leghista Riccardo Molinari ma nelle ultime ore emerge il nome di Lorenzo Fontana.
Per avere certezze bisogna aspettare il voto ma, molto probabilmente (per non dire sicuramente), il presidente della Camera sarà un esponente della Lega.