Il primo banco di prova del Governo Meloni in teoria è la Legge di Bilancio 2023 ma in pratica è l’emergenza economica dovuta al caro bollette e all’inflazione, che richiederà anche di spingere con forza per un tetto al prezzo di energia e gas al Consiglio Europeo del 20-21 ottobre, possibilmente con un Esecutivo già in carica e “pronto alla battaglia”.
Il nuovo Governo avrà tempi strettissimi per impostare le politiche economiche, nazionali ed europee, e la prima prima decisione politica in questo senso è la scelta del Ministro dell’Economia. Per gestire la nuova crisi internazionale da un lato e per non vanificare gli sforzi post-Covid dall’altra, grazie alle opportunità del PNRR.
Di fatto, le nuove politiche economiche dovranno tener conto di una sorta di situazione a due velocità. Il bicchiere mezzo vuoto è rappresentato da caro bollette, inflazione, nuovi rischi di indebolimento del tessuto produttivo. E quello mezzo pieno dalle considerazioni contenute nella NaDEF approvata dal Governo Draghi.
Le risorse a disposizione del Paese per rilanciare gli investimenti pubblici e promuovere quelli privati, sia in nuovi impianti sia in innovazione, non hanno precedenti nella storia recente e potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata.
Quindi, a fronte di un’emergenza immediata c’è la possibilità di impostare politiche di crescita. Ed è proprio il DEF che presenta gli elementi da cui partire: sostegno contro il caro energia e potenziamento del PNRR.
Governo Meloni: il nodo energia
I piani di intervento sono due: uno europeo e uno nazionale.
Sul fronte internazionale, l’obiettivo di breve termine di Giorgia Meloni è ottenere il tanto agognato tetto al prezzo del gas, chiesto anche dalle imprese (lo ha ribadito anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, agli industriali di Varese il 3 ottobre), mentre con una prospettiva di medio-lungo termine si ambisce a rendere l’Europa energeticamente indipendente attraverso una calibratura di importazioni e produzione di rinnovabili. Si tratta di azioni in continuità con il Governo di Mario Draghi. Il ministro Franco, nel DEF, scrive infatti:
l’Italia e l’Europa sono impegnate sul fronte della diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas naturale e dell’accelerazione dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Queste azioni riequilibreranno il mercato europeo del gas naturale e porteranno a una normalizzazione dei prezzi. La ripresa della produzione italiana di gas naturale e lo sviluppo dei biocombustibili contribuiranno ulteriormente a rafforzare la sicurezza e la resilienza del nostro sistema energetico.
Sul fronte nazionale bisogna proseguire con le misure che attutiscano nell’immediato il peso dell’impennata dei prezzi per famiglie e imprese. In vista, ci dovrebbe essere un nuovo Decreto Bollette che continui a calmierare i costi in fattura. Bisogna vedere se e come si prevedranno anche misure di più lungo respiro nella Legge di Bilancio 2023.
Inflazione e caro bollette: si parte con 10 miliardi
La salita dei prezzi ha impatto su diversi elementi. La Banca Centrale Europea ha alzato il costo del denaro, e questo si rifletterà in una stretta sul credito alle imprese a cui bisognerà far fronte (con ruolo da protagonista anche di banche e sistema finanziario in generale). I prezzi che salgono alle stelle rallentano anche i consumi. e generano per le casse pubbliche una spesa pensionistica in salita, a causa dell’adeguamento che scatterà nel 2023.
Le maggiori entrate fiscali accumulate finora stanno facendo scendere il deficit liberando un tesoretto da 10 miliardi a disposizione del prossimo Governo per le prime misure economiche. In base alle stime della NaDEF, entro fine anno l’inflazione dovrebbe poi cominciare a scendere.
PNRR: ci sono 170 miliardi fino al 2026
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E’ la vera scommessa sulla crescita. L’impennata dei costi delle opere pubbliche ha determinato il ritardato avvio di alcuni progetti (ma l’Italia è perfettamente nei tempi sul raggiungimento degli obiettivi per lo sblocco delle tranche finanziarie) ma, si legge nella NaDEF «il Governo è intervenuto per incrementare i fondi destinati a compensare i maggiori costi, sia per le opere in corso di realizzazione sia per quelle del Piano».
Dei 191,5 mld che l’Europa ha destinato all’Italia, in base alle stime più recenti «circa 21 miliardi saranno effettivamente spesi entro la fine di quest’anno. Restano pertanto circa 170 miliardi da spendere nei prossimi tre anni e mezzo:
daranno un contributo significativo alla crescita economica a partire dal 2023, l’anno in cui, secondo le nuove valutazioni, si verificherà l’incremento più significativo della spesa finanziata dal PNRR.
PIL: 2023 sorvegliato speciale
Il 2023 è anche l’anno in cui si sentirà di più l’impatto della crisi energetica e dell’inflazione sulla crescita. Se per questo 2022 la nota di aggiornamento al DEF ha aggiornato al rialzo le stime sul PIL al 3,3%, sul 2023 c’è una drastica riduzione, allo 0,6% dal 2,4% della primavera scorsa.
Attenzione: sono stime a politiche invariate, che non incamerano quindi l’impatto che, per esempio, le misure della prossima manovra economica potranno avere sull’economia. Sarà quindi responsabilità del nuovo Governo trovare ricette adeguate per stimolare la crescita.
Dal DEF alla Manovra 2023
Secondo il DEF, le tendenze di finanza pubblica sono complessivamente rassicuranti nonostante la complessa fase a livello geopolitico ed economico. Ci sono infatti solidi segnali di ritrovato dinamismo per l’economia italiana nel post-Covid. L’auspicio è che, in un contesto di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico, la ripresa avviata dopo la crisi pandemica prosegua e si consolidi, sostenuta dagli investimenti privati e pubblici, da tassi di occupazione più alti e da una dinamica della produttività più elevata.
E’ questo auspicio che rappresenta, fondamentalmente, la base da cui il prossimo Governo deve partire per impostare una strategia di politica economica da tradursi in misure e riforme declinate nella Legge di Bilancio 2023. Ai prossimi ministri l’arduo compito di non fallire la prova.