Nell’agenda economica del Centrodestra ci sarebbe una maxi-sanatoria delle cartelle esattoriali di basso importo, sanzioni forfettarie per quelle di valore più consistente, tregua fiscale con sanzione forfettaria e rateizzazione come alternativa all’iscrizione a ruolo.
In parte le misure sono già scritte nel programma elettorale: ma sarebbero ancora in via di definizione e limatura. Sostanzialmente, nell’ambito della coalizione di Centrodestra, si tra ragionando sulle seguenti proposte da portare quanto prima nell’agenda del nuovo Governo:
- saldo e stralcio dei debiti fiscali e tributari fino a 3mila-3.500 euro per le persone in difficoltà;
- rottamazione di debiti superiori, con stralcio di sanzioni e interessi sostituiti da una maggiorazione forfettaria al 5% e rateazione in 10 anni;
- tregua fiscale per le situazioni che precedono la cartella esattoriale, con sanzione al 5% e 5 anni di rate (formula del 5+5).
Per le cartelle con importi inferiori a mille euro potrebbe persino scattare la cancellazione, per alleggerire il magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate intasato da anni e contenere la nuova valanga di cartelle in arrivo: secondo le stime di Federcontribuenti, ci sarebbero oltre 13 milioni in attesa di essere notificate tra fine 2022 e inizio 2023.
Secondo le dichiarazioni rese alla stampa da Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia (anche lui nel toto-ministri), il nuovo saldo e stralcio potrebbe essere un modo per fare subito cassa e finanziare misure emergenziali come i prossimi sconti in bolletta. In un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato:
si può mettere subito mano a una tregua fiscale per le cartelle da mille a 3.500 euro: il gettito sarebbe immediato.
Si tratta al momento di proposte di partito, sia chiaro, che devono adesso fare i conti con i numeri di bilancio, le scadenze di Palazzo, le priorità di Governo, lo sblocco di eventuali risorse dal Fondo complementare al PNRR da sfruttare per esigenze diverse.
Da capire cosa ne pensa Giorgia Meloni, che dopo la vittoria delle elezioni politiche del 25 settembre ha sfoderato grande riserbo e diplomazia, senza sbilanciarsi in alcun modo ed in nessuna direzione, salvo confermare l’impegno del prossimo esecutivo nel contrastare la crisi dei prezzi e dell’energia, agendo da subito contro il caro bollette (si stanno appunto cercando le risorse per un nuovo Decreto Bollette) che sta attanagliando il Paese.
Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie.
La crisi energetica viene definita una sfida epocale, che sarà dunque il primo vero banco di prova del nuovo governo:
su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche.
Un elemento di crisi che sta condizionando la crescita e viene aggravato dall’inflazione, che a sua volta sta erodendo anche le coperture economiche per finanziarie la Legge di Bilancio, portare a termine le riforme del PNRR, dare risposte alle famiglie e alle imprese italiane che, dopo un risultato elettorale schiacciante si presentano adesso a chiedere il conto. Dai numeri della NaDEF emergono margini per 10 miliardi in deficit utilizzabili per il prossimo decreto taglia-bollette, che a questo punto sarà emanato dal prossimo Governo.
In continuità con il Governo Draghi, il primo step della lotta al caro energia potrebbe anche essere il cosiddetto decoupling, ossia la separazione dei prezzi per luce e gas. A seguire, una volta reperite le risorse, un nuovo decreto legge per estendere i tagli in bolletta.