L’inflazione è una delle variabili economiche più monitorate del momento, avendo impatto sul potere d’acquisto dei redditi delle famiglie e sui margini delle aziende, nonché sul bilancio dello Stato e sul costo del denaro.
E fra le tante conseguenze del suo aumento c’è anche la rivalutazione delle pensioni dal 1° gennaio 2023, con un pesante impatto sui conti pubblici, ancor più oneroso in vista della Legge di Bilancio. Vediamo in dettaglio cosa comporta per la Manovra economica e di quanto salgono le pensioni.
Indicizzazione pensioni 2023 all’inflazione
L’inflazione nel 2022 sarà pari ad almeno il 7%, sottolinea l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, contro una stima del DEF 2022 al 5,8%. Il prossimo Documento di Economia e Finanza atteso per fine settembre correggerà le cifre ma resta il fatto che in agosto (dati certi rilevati dall’ISTAT) l’inflazione ha superato l’8,4% raggiungendo le punte massime da 40 anni.
Ora, quali che saranno le cifre definitive, dal primo gennaio 2023 tutte le pensioni italiane verranno indicizzate in base all’andamento dell’inflazione 2022 e alle previsioni 2023. Ipotizzando un’inflazione all’8%, la spesa pensionistica italiana crescerebbe di 8 miliardi.
Non a caso, per contenere l’inflazione, la Banca Centrale Europea ha impresso una nuova stretta sui tassi di interesse, con due interventi di politica monetaria subito prima e a fine estate. Destinati a replicarsi nei prossimi mesi, con effetti economici a catena, non sempre positivi per gli deve investire e spendere, Governi compresi.
Anticipo rivalutazione pensioni da ottobre
Il decreto Aiuti bis concede in anticipo una parte di questa rivalutazione attesa per i pensionati, per consentire loro di affrontare adeguatamente il caro prezzi. Con le competenze di ottobre (in pagamento da novembre) ai pensionati arriverà infatti una pensione rivalutata del 2,2% per chi ha reddito fino a 35mila euro, con l’anticipazione che si riduce con il salire del reddito in base agli scaglioni previdenziali.
Per tutti c’è comunque un aumento dello 0,2% da ottobre (conguaglio della rivalutazione 2022), a cui si aggiunge un aumento del 2% (anticipo sulla rivalutazione 2023) per i redditi fino a 35mila euro. L’aumento è il seguente: intorno ai dieci euro al mese per chi prende la pensione minima (524 euro); sale a 20 euro al mese per gli assegni intorno ai mille euro; arriva a 50 euro al mese per chi prende ana pensione superiore a cinque volte il minimo.
Aumento pensioni da gennaio 2023
A prescindere dall’anticipazione prevista dal Decreto Aiuti bis, dal primo gennaio 2023 arriverà, con la pensione, anche la quota aggiuntiva dovuta per la rivalutazione all’inflazione, in base all’indice definitivo che l’ISTAT comunicherà in novembre. Con un’opzione sulla Manovra economica calcolata fra gli 8 e i 10 miliardi di euro. I numeri previsti si conosceranno con la presentazione del DEF di fine settembre: le ultime stime della Ragioneria dello Stato indicavano una spesa pensionistica pari al 16,2% del PIL, percentuale che potrebbe però venire aggiornata al rialzo.
Aumento pensioni 0,2%
L’aumento dello 0,2% sulla pensione da gennaio riguarda tutti, a prescindere dal reddito, è calibrato alle seguenti fasce e si calcola nel seguente modo.
- Fino a 4 volte il minimo; rivalutazione del 100% e dunque aumento dello 0,2%.
- Da 4 a 5 volte il minimo (da circ 2mila a 2500 euro al mese): perequeazione al 90% e quindi aumento dello 0,18%.
- Oltre 5 volte il minimo (oltre i 2500 euro lordi mensili): rivalutazione al 75% e quindi aumento dello 0,15%.
Aumento pensioni 2,2%
I pensionati con un reddito fino a 35mila euro applicano un ulteriore aumento del 2%, aggiuntivo rispetto al precedente, calcolato sempre facendo riferimento alle medesime aliquote di perequazione. Coloro che hanno redditi da pensione più alti applicano la rivalutazione massima del 2% su 35mila euro, intorno ai 50 euro al mese.