Nel 2022 le aperture di nuove Partite IVA si sono drasticamente ridotte dopo il boom del 2021 dovuto all’allentamento delle restrizioni Covid: alla fine di luglio, ne risultano il 15% in meno rispetto all’anno prima. Lo conferma l’Osservatorio a cura del Ministero dell’Economia.
Partite IVA al secondo semetre 2022
La distribuzione per natura giuridica delle nuove aperture di partita IVA:
- il 69,6% è stato operato da persone fisiche,
- il 22,5% da società di capitali,
- il 3,1% da società di persone;
- il 5% da “non residenti” (società di commercio online) e “altre forme giuridiche”.
Il calo di avviamenti tocca il picco di -61% per i non residenti (e-commerce) ma segna anche un -10% per le persone fisiche, tra le quali il 47,8% delle nuove aperture riguarda giovani fino a 35 anni e il 31,4% soggetti in fascia 36-50 anni. Tutte le classi di età registrano comunque diminuzioni di aperture: dal -16,1% della classe più anziana al -9,3% della più giovane. Circa il 20% delle nuove aperture riguarda cittadini stranieri.
La ripartizione territoriale vede il 45% delle nuove aperture di partita IVA concentrarsi al Nord, mentre il 22,8% si registra al Centro e il 31,7% al Sud e Isole. Flessioni maggiori rispetto all’anno precedente si evidenziano soprattutto in Veneto (-37,7%), Friuli Venezia Giulia (-29,4%) e Molise (-27,7%). In controtendenza il Lazio, con un aumento (+1,6%).
Per quanto riguarda i settori produttivi, il commercio è quello che riguarda la maggior parte (il 18,5%) delle nuove Partite IVA, seguito a stretto giro dalle attività professionali (18,2%) e dall’edilizia (11%). Rispetto al secondo trimestre 2021, però, crolla proprio il commercio (-36,8%), assieme ad agricoltura (-35,1%) e sanità (-14,4%). In controtendenza trasporti (+16,9%), attività artistiche e sportive (+8,5%) e servizi residuali (+1,9%).
In decremento le adesioni al regime forfetario (il 46,3% del totale delle nuove aperture), con una flessione del 5,6%.