Il Covid è il grande assente della campagna elettorale per le elezioni politiche 2022: troppo spinoso e decisamente poco attrattivo come tema da cavalcare, dopo due anni di restrizioni e sacrifici. Eppure, l’autunno è alle porte, con il rischio di una nuova ondata di contagi e nuove varianti da gestire, senza più neppure gli argini di protocolli e obblighi.
Anche la campagna vaccinale sembra essere al palo, con le quarte dosi da flop (siamo fermi al 15%), un tasso di positività al 15% circa (con un picco del 18% in Campania) e nessuna prospettiva per i richiami delle terze dosi, ormai somministrate mesi e mesi fa, ed un anno scolastico che si apre senza alcun rinnovo del vaccino per grandi e piccoli.
Di fatto, i problemi concreti e immediati che dovrà affrontare il Paese fin da subito – inflazione, caro energia, effetti distorsivi della guerra sugli scambi internazionali, contrazione della crescita del PIL, debito pubblico, fondi PNRR a rischio, ecc. – sembrano essere stati volutamente messi da parte e ignorati nei programmi elettorali, che oltretutto prevedono misure e riforme di impossibile immediata realizzazione per mancanza di risorse.
Se si guarda ai testi dei programmi, si parla poco e in maniera molto approssimativa perfino di imprese e professioni, per non parlare di energia e mercati, credito e investimenti. Tutti problemi che le aziende devono affrontare per restare a galla.
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E se i problemi economici del Paese fanno fatica ad emergere fra i vari punti elenco programmatici, l’emergenza sanitaria non è praticamente contemplata nei piani di partito. Per quanto non manchino le polemiche sulla candidatura eccellente di alcuni virologi. Secondo il Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri:
sarebbe opportuno da parte degli schieramenti in campo dire qualcosa sui programmi di intervento in caso di una ripresa della pandemia in autunno, ma anche sui temi sanitari in generale, come la carenza di professionisti della sanità o se si intenderà o meno dare continuità alle iniziative di riforma del sistema sanitario intraprese dal governo precedente.
Al momento, per fortuna, gli indicatori restituiscono un quadro epidemiologico relativamente poco preoccupante, con la diminuzione dell’incidenza e un indice di trasmissibilità sotto la soglia epidemica, con una contestuale diminuzione nei tassi di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva. Le regioni con il maggior numero di nuovi positivi sono Lombardia (3.322), Veneto (3.145), Emilia-Romagna (2.172), Campania (2.102), Lazio (1.824), Sicilia (1.732) e Puglia (1.582).
L’incognita è la riapertura delle scuole ed il ritorno negli uffici, questa volta senza più Green Pass né obblighi vaccinali. Vincoli che appaiono definitivamente archiviati. Ma anche in questo caso, così come per tanti altri temi caldi rimasti al palo nella corsa al seggio, se ne parla dopo il voto del 25 settembre.