La Legge di Bilancio per il 2023, primo vero banco di prova per il prossimo Governo, potrebbe spegnere ben presto gli entusiasmi elettorali, facendo i conti con un’inflazione galoppante che si sta letteralmente mangiando, mese dopo mese, le risorse già previste per la copertura di misure obbligate o comunque necessarie.
Manovra e inflazione: sfide del prossimo Governo
Nel DEF (Documento di Economia e Finanza) dello scorso aprile si stimava per fine anno un’inflazione del 5,8%. A luglio, tuttavia, l’ISTAT ha già stimato un pesante 7,9% che pare destinato a lievitare ancora.
Significa che misure economicamente “pesanti”, come ad esempio la rivalutazione delle pensioni già preventivata a partire da gennaio, potrebbero costare molti miliardi in più rispetto a quanto previsto.
Riforma Pensioni in bilico nella Legge di Bilancio
In questo scenario – con la contemporanea necessità di prorogare le misure di compensazione ai rincari energetici (con gli sconti in bolletta e alla pompa di carburante) e con l’ambizione di portare a termine misure importanti come il taglio del cuneo fiscale e gli incentivi per gli investimenti produttivi o fondamentali come il rinnovo dei contratti – trovare margini per riforme meno incisive per la crescita economica del Paese sembra quanto mai improbabile.
Come ad esempio per la riforma delle pensioni. A meno di non volerne fare battaglia elettorale. Molto “strategicamente”, però, i partiti sembrano già essersi orientati verso programmi (quando non mere promesse) elettorali di lungo respiro, che non prevedono un banco di prova immediato già da fine anno.
Nei piani elettorali stanno infatti entrando taglio del cuneo fiscale, flat tax e riforma fiscale mentre potrebbero presto uscire flessibilità in uscita e riforma pensioni, troppo onerosa e troppo spinosa.
Elezioni: i programmi sul tema pensioni
I partiti, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, non hanno ancora abbandonato il tema pensioni, caro a milioni di elettori, perorando però la causa di misure “random” che non prevedono un’organica revisione del sistema previdenziale né particolari spinte alla flessibilità in uscita, sostenuta da diverse forze politiche ma ormai quasi in sordina.
In tema pensionistico, al momento, nei programmi elettorali si va dall’aumento delle pensioni minime a mille euro proposto/promesso da Silvio Berlusconi alla Quota 41 per tutti da sempre sostenuta da Lega e Cinquestelle, mentre il PD e la sua coalizione sostengono la flessibilità in uscita per le categorie svantaggiate.
Se ne riparla dal 26 settembre.