La campagna elettorale estiva comporta una serie di passaggi tecnici che hanno scadenze precise, e che le forze politiche devono rispettare in vista del voto fissato il 25 settembre. Bisogna innanzitutto formare le liste, tenendo presente che i collegi sono completamente ridisegnati, anche in considerazione del fatto che il numero dei parlamentari è praticamente dimezzato rispetto all’attuale legislatura. Poi, dal 26 agosto, si entra nella vera e propria campagna elettorale.
Il 25 settembre si vota. Poi, ci sono altri tempi tecnici per insediare il nuovo Parlamento, eleggerne i presidenti, e quindi formare il Governo. Considerando tutti i passaggi necessari, il nuovo Governo sarà prevedibilmente insediato in novembre. Vediamo con precisione il calendario istituzionale.
Le date fondamentali sono fissate dal DPR 97/2022, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 21 luglio scorso (che contiene anche il decreto con cui lo stesso Sergio Mattarella ha sciolto le Camere). La data delle elezioni è fissata per domenica 25 settembre. La prima riunione della Camere è invece fissata per il 13 ottobre. Vediamo esattamente cosa comportano queste due scadenze.
Prima del 25 settembre, le scadenze della campagna elettorale
Innanzitutto, come detto, le forze politiche devono fare le liste elettorali, ovvero decidere chi candidare e dove. Hanno poche settimane di tempo, entro il 22 agosto devono presentare all’ufficio elettorale in Corte d’Appello le liste dei candidati di tutti i collegi. Prima, entro il 14 agosto, devono invece depositare i simboli elettorali al ministero del’Interno.
Qui c’è un primo distinguo da fare: ci sono forze politiche che possono presentarsi alle elezioni politiche di diritto, e altre che invece se vogliono partecipare alle elezioni devono raccogliere le firme.
Non hanno l’obbligo di raccolta firme i seguenti partiti: Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva, Liberi e Uguali, +Europa, Coraggio Italia, Noi con l’Italia.
Attenzione. In base alla legge elettorale in vigore fino a poche settimane or sono, in realtà gli unici partiti a non dover raccogliere le firme erano i primi cinque della lista sopra esposta, ovvero PD, M5s, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Questo, perchè la precedente formulazione della legge sulle elezioni politiche (DPR 361/1957), prevedeva che potessero non raccogliere le firme soltanto i partiti o gruppi politici «costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all’inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi».
Nell’ambito della legge di conversione del decreto elezioni (dl 84/2022), approvata a fine giugno, è stata invece inserita la seguente modifica: non devono raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni nemmeno i «partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021 o che abbiano presentato candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera dei deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia in almeno due terzi delle circoscrizioni e abbiano ottenuto almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale o abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1% del totale». Da qui, l’allargamento a tutte le forze sopra elencate.
Altri eventuali partiti che vogliamo presentarsi alle elezioni devono raccogliere almeno 750 firme per ogni collegio plurinonimale. I collegi sono 49 per la Camera e 33 per il Senato. Quindi, una forza politica che vuole presentarsi in tutta Italia deve raccogliere 36mila 750 firme per la Camera e 19mila 500 per il Senato.
Come si raccolgono le firme
Molto in sintesi, deve essere presentate un notaio oppure un amministratore locale. Un elettore può firmare per la presentazione di una lista solo nel proprio collegio. Quindi, i partiti che non partecipano di diritto alle elezioni, devono raccogliere le firme in tutti i collegi, verificando che gli elettori siano nel collegio in cui risiedono e quindi voltano, e farle autenticare da un notaio o da un amministratore o funzionario comunale.
L’inizio della campagna elettorale
Il 26 agosto inizia la campagna elettorale vera e propria: affissioni, comizi e via dicendo. La campagna elettorale dura un mese, e termina due giorni prima del voto, quindi alla mezzanotte del 23 settembre. L’ultimo giorno prima del voto, quindi il 24 settembre, è tradizionalmente dedicata al silenzio elettorale, per consentire agli elettori di ponderare la scelta.
Il voto e lo scrutinio
Si vota solo domenica 25 settembre, quindi non saranno aperti i seggi anche il lunedì mattina. I seggi chiuso alle 22, prevedibilmente entro la mezzanotte ci saranno i primi exit poll, lunedì 26 avremo tendenzialmente i risultati dello scrutinio.
A quel punto, sapremo da chi sarà formato il nuovo Parlamento, sulla base del voto espresso. La novità fondamentale di queste elezioni 2022 è rappresentata dal fatto che entra in vigore la riforma Costituzionale approvata nel 2020 che riduce il numero di deputati e senatori. Attualmente il Parlamento italiano è composto da 630 deputati e 315 senatori eletti. IL 25 settembre eleggiamo invece 400 deputati (230 in meno), e 200 senatori (115 in meno).
Sottolineiamo che è la prima volta nella storia repubblicana che si vota in autunno.
Dopo il voto
Ci sono dei tempi tecnici per l’insediamento delle Camere. Come detto, il decreto pubblicato in Gazzetta prevede che la prima riunione del Parlamento sia fissata il 13 ottobre. Quel giorno, i neo eletti entreranno per la prima volta a Montecitorio e a Plazzo Madama. Ma il Parlamento, prima di essere operativo al 100%, deve eleggere i rispettivi presidenti.
Sia il presidente della Camera (l’incarico è attualmente ricoperto da Roberto Fico), sia il presidente del Senato (l’incarico oggi è di Elisabetta Casellati), devono essere scelti fra i membri della Camera che li elegge. Quindi, il presidente della Camera deve essere un deputato e il presidente dell’assemblea di Palazzo Madama deve essere un senatore. Il voto è segreto. Alla Camera, ai primi tre scrutini è richiesta una maggioranza qualificata, dal quarto scrutinio basta la maggioranza dell’Aula. Al Senato, due votazioni con maggioranza degli aventi diritto, la terza con maggioranza dei presenti. La quarta, se necessaria, è un ballottaggio fra i due più votati al terzo scrutinio. In caso di parità, vince il più anziano anagraficamente.
La formazione del nuovo Governo
Quando le Camera hanno eletto i rispettivi presidenti, sono insediate a tutti gli effetti. A quel punto, il presidente della Repubblica inizia le consultazioni fra le forze parlamentari per dare l’incarico di formare il nuovo Governo. Questo è il passaggio su cui è più difficile fare previsioni temporali. La formazione del Governo può richiedere pochi giorni, o interi mesi. La discriminante fondamentale è il risultato del voto. se dalle urne esce una maggioranza chiara, è più veloce la formazione del Governo, Se invece (come è successo nelle ultime tornate elettorali) sono possibili diverse maggioranze, la formazione del Governo richiede più tempo, perchè appunto i partiti devono mettersi d’accordo.
Comunque, il presidente incaricato sceglie i ministri, fra le forze che fanno parte della maggioranza a cui si rivolge, e si presenta poi in Parlamento per il voto di fiducia.
Concludiamo sottolineando che certamente il calendario del voto interagisce con quello della presentazione della manovra di Bilancio. La legge finanziari va presentata alle Camere, dal Governo entro il 15-20 ottobre. Poi, Camere e Seanto la discutono per l’approvazione entro fine anno. Quest’anno necessariamente l’iter sarà ridotto, difficilmente avremo un Governo insediato prima del mese di novembre.