Il fatto che il Governo sia in carica solo per gli affari correnti consente la gestione dell’ordinaria amministrazione, non l’attività politica dell’esecutivo a 360 gradi: l’Esecutivo Draghi (dopo le dimissioni di giovedì 21 luglio) potrà approvare il Decreto Aiuti bis, mentre non potrà mettere mano alla Manovra economica per il 2023, che è un disegno di legge. Con lo scioglimento delle Camere, resterà in carica fino a dopo le elezioni. Vediamo in dettaglio l’agenda dei prossimi mesi.
Calendario di Governo ed elezioni: la tabella di marcia
Il primo atto del Governo dimissionario, nel Consiglio dei ministri di giovedì 21 luglio, è stato decidere la data delle elezioni, che si svolgeranno il prossimo 25 settembre.
In base a queste tempistiche, il Governo Draghi dovrà sbrigare gli affari correnti fino a ottobre: dopo il voto, si deve insediare il Parlamento, che elegge i presidenti di Camera e Senato, e a quel punto il Capo dello Stato inizia le consultazioni per dare l’incarico di formare un nuovo Governo. Anche se tutto filasse liscio, i soli tempi tecnici impediscono che ci sia un nuovo Governo prima di metà ottobre.
Il 15 ottobre è la scadenza per presentare la Legge di Bilancio al Parlamento (con slittamenti che in genere arrivano fino al 20 ottobre). Quest’anno, difficilmente si farà in tempo, per i motivi sopra esposti. Ma il Governo dimissionario, in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, non potrà approvare il disegno di legge della Manovra. Durante questa fase l’esecutivo, infatti, può approvare decreti caratterizzati da necessità e urgenza ma non disegni di legge.
Prima della manovra, però, entro fine settembre bisogna approvare la NaDEF ovvero la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, che contiene molti elementi intorno ai quali si costruisce poi la manovra vera e propria: andamento e stime su PIL, deficit, debito. E questo (l’approvazione della NaDEF), lo potrà fare il Governo Draghi.
I decreti anti crisi: ok ai ristori
Ma ci sono anche altri appuntamenti fondamentali nell’agenda di fine mandato di Draghi. A partire dal decreto Aiuti bis: nel discorso in Senato su cui aveva chiesto la fiducia per terminare la legislatura, Draghi aveva indicato come scadenza per questo provvedimento i primi giorni di agosto. Presumibilmente, l’orizzonte temporale rimarrà questo, anche se il provvedimento sarà con ogni probabilità meno corposo del previsto (conterrà solo le misure urgenti, come gli aiuti alle famiglie, con l’eventuale nuovo bonus di 200 euro, e le misure per sostenere le imprese a fronte del caro energia).
L’attuazione del PNRR: si procede
Da qui a ottobre ci sono poi le scadenze legate al PNRR: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede una tabella di marcia serrata, che bisogna rispettare per continuare a ricevere gli aiuti europei. Il disbrigo degli affari correnti consente al Governo di continuare a seguire il PNRR approvando tutti gli atti necessari, quanto meno in via preliminare.
Le riforme che si bloccano
Il Governo aveva anche avviato un tavolo permanente di confronto con le parti sociali, imprese e sindacati, sulle politiche economiche per affrontare il caro inflazione e sulle riforme in cantiere. In questo caso è tutto rimandato al prossimo esecutivo.
Stesso discorso per la tanto dibattuta riforma fiscale, contentente al suo interno anche la riforma del Catasto e delle rendite finanziarie. Tutto rimandato a data da destinarsi.
Lo scenario internazionale: strada in salita
Infine, gli impegni internazionali, particolarmente fitti in considerazione della guerra in Ucraina. Questo è un capitolo dedicato: l’esecutivo continua a partecipare a tutti i vertici (europei, del G8, del G20), e in generale non ha limitazioni particolari su questo fronte. Ma si può considerare che un Governo dimissionario ha meno potere rispetto a uno nei pieni poteri, a partire dai negoziati internazionali. Il primo esempio che viene in mente sono le decisioni della UE rispetto a sanzioni e misure nei confronti della Russia. L’Italia è fra i primi sostenitori dell’ipotesi di mettere un tetto al prezzo del gas russo, con la valutazione fissata in agenda per l’autunno. In quella sede, si può dire che avremo un peso diverso da quello di questi ultimi mesi.