Quella di oggi, mercoledì 20 luglio, è la giornata decisiva per la risoluzione della potenziale crisi di Governo: il D-Day potrebbe tradursi in un Draghi Day oppure nello sgancio della temuta bomba che darà l’avvio alla fine del Governo che ha accompagnato l’Italia in quest’ultimo anno e mezzo.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tenuto le comunicazioni al Senato alle ore 9.30, e nell’aula di Plaazzo Madama è ora in corso il dibattito. Il voto0 è atteso in serata. Domani, giovedì 21 luglio, si replica alla Camera.
Nel frattempo, si possono registrare le dichiarazioni e gli eventi salienti della vigilia delle comunicazioni e del voto di fiducia, determinanti per gli sviluppi della situazione.
La situazione dopo le dimissioni respinte da Mattarella
Per prima cosa bisogna ricordare che le dimissioni del premier di giovedì 14 luglio sono state respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quindi, tecnicamente, in questo momento non c’è una vera e propria crisi di Governo. L’Esecutivo ha infatti sempre avuto la fiducia della maggioranza delle due Camere, anche nei giorni della frattura con il Movimento 5 Stelle. Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare mercoledì 20 luglio, quando ci sarà la parlamentarizzazione della potenziale crisi e si deciderà quindi se confermare o meno la fiducia al Governo.
Nei giorni scorsi il Premier sembrava intenzionato a proseguire sulla strada delle dimissioni, determinate dal venir meno della maggioranza che lo sostiene (il M5S è uscito dall’Aula in occasione dell’ultimo voto di fiducia). Le ultime ore hanno però visto aprirsi ipotetici cambio di scenario, per quanto le singole forze di maggioranza abbiano invece inasprito i toni e preso le reciproche distanze. Per Matteo Renzi la vera questione non è se solo se il Parlamento ha fiducia in Draghi ma anche il contrario.
Il supporto di società civile, parti sociali
Con diverse sfumature e impostazioni, le associazioni imprenditoriali (pressoché all’unisono) e i sindacati si stanno appellando al senso di responsabilità delle forze politiche, chiedendo di proseguire senza strappi sul cammino delle misure-anti crisi (economica e sociale),preparando la Legge di Bilancio 2023 e portando avanti le riforme in cantiere.
Sul fronte istituzionale la notizia principale della giornata del 19 luglio è stata il nuovo incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Draghi è salito al Quirinale in mattinata, ma non sono state rilasciate dichiarazioni sul vertice. Che, quindi, potrebbe essere stato interlocutorio.
Sullo sfondo, si assiste al tentativo della società civile di ricomporre la crisi. La peculiarità è rappresentata dai tanti appelli in questo senso: oltre 1600 sindaci, oltre un centinaio tra imprenditori, manager, professionisti e accademici. E poi ancora: associazioni dei trasporti, dei neuroscienziati, dei commercialisti, degli avvocati.
Lo scenario internazionale
Senza contare l’appoggio al Governo Draghi manifestato dai principali partner europei e internazionali. Con qualche nota di timore, espressa dall’agenzia di rating Fitch:
Le dimissioni di Mario Draghi da Primo Ministro italiano, dopo una scissione nel suo governo di unità nazionale, lasciano presagire maggiore incertezza politica anche se si eviteranno le elezioni anticipate. Le implicazioni di breve termine per le politiche economiche e di bilancio dipendono dai risultati politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diverranno più impegnativi.
Le tensioni tra partiti politici
Sul fronte politico le voci sono discordanti, riflettendo più che altro le divergenze tra partiti piuttosto che la fiducia a Draghi, per certi versi non negata neanche dal leader dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, che di fatto ha portato il premier ha provare a dimettersi.
Nel corso della giornata di martedì 19 luglio si segnalano: un incontro fra Mario Draghi e il segretario del PD, Enrico Letta, in mattinata ed un analogo incontro in serata leader del centrodestra (Matteo Salvini, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi) dopo una telefonata tra il Premier e Silvio Berlusconi, ulteriori vertici interni tra Lega, Forza Italia e UDC, segnali di frattura interna al M5S (tra fedelissimi di Conte e governisti più vicini alla linea del Ministero degli Esteri, Luigi Di Maio e al capogruppo alla Camera, Davide Crippa.
Gli scenari legati alla crisi di Governo
Il centrodestra di governo sembra orientato al sì per un Draghi bis ma soltanto senza i 5 stelle, il M5S di Conte è spaccato in due ma con prevalenza dei no.
Ci saranno passi indietro del Movimento 5 Stelle proseguendo sulla strada dell’attuale Governo? Si troverà una nuova maggioranza, magari senza il M5S? Draghi confermerà le dimissioni in mancanza di maggioranze? Si apriranno consultazioni per formare un nuovo Governo? E nel caso, si troverà una nuova formula oppure Mattarella scioglierà le Camere e voteremo in autunno?
Queste le domande a cui, nelle Aule del Parlamento, si attendono le prime risposte.