La pressione fiscale nell’ultimo trimestre dello scorso anno è stata pari al 51,8%, secondo le rilevazioni ISTAT: 0,7 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato annuale segna invece un valore pari al 43,5% del Pil, in aumento rispetto al 42,8% del 2020.
Un dato che lo scorso anno era in parte compensato dall’incremento del reddito disponibile per le famiglie (+1,3% su base annua), sebbene il potere d’acquisto sia rimasto quasi invariato (+0,1%).
Nell’anno della ripartenza post-Covid anche i consumi sono lievemente cresciuti (+1,2%), così come la propensione al risparmio (+0,2%) e agli investimenti delle famiglie (+4,9%), ma nel 2022 questi trend potrebbero essere presto invertiti a causa del nuovo freno all’economia generato dall’effetto combinato del caro energia/materie prime e della guerra tra Russia e Ucraina.
=> Verso il DEF 2022, numeri e nuovi sostegni all'economia
I numeri sul PIL e le stime di crescita al ribasso inseriti nel DEF (Documento di Economia e Finanza) sanciscono il tramonto della ripartenza, rimandando almeno di un anno la tanto attesa ripresa economica. Il Governo è i intanto al lavoro su nuove misure di sostegno dell’economia, da varare dopo il DEF. Lo scenario attuale, tuttavia, non deve indurre a temere una recessione in arrivo. Seppur a ritmi ridotti rispetto al previsto, la crescita comunque c’è.